L’avanzata giapponese nel Pacifico

mondiale, seconda guerra 1941. L’attacco tedesco all’URSS, il fallimento della “guerra lampo” e l’intervento di Giappone e USA

Gli insuccessi italiani in Africa e in Grecia costrinsero la Germania ad assumere l’iniziativa anche su quei fronti. Nel febbraio 1941 sbarcarono nell’Africa settentrionale gli Afrikakorps del generale Erwin Rommel, che respinsero gli inglesi dalla Cirenaica ma non riuscirono a evitare che essi occupassero in aprile Addis Abeba e che nei mesi successivi si impadronissero, con l’aiuto di forze della Francia libera guidate da de Gaulle, di Iraq, Siria e Libano. In aprile i tedeschi attaccarono la Iugoslavia e la Grecia, costringendo la prima – che dopo un’iniziale adesione al patto tripartito, in seguito a un colpo di stato aveva stretto un patto d’amicizia con l’URSS – all’armistizio nel giro di pochi giorni e annientando in due settimane la seconda (anche Creta fu occupata). L’intervento nei Balcani, cui si aggiunse nel mese di marzo l’invasione da parte delle truppe tedesche della Bulgaria, segnarono la definitiva rottura dell’intesa tedesco-sovietica che si era concretizzata, da parte dell’URSS, nell’occupazione della Polonia orientale nel settembre 1939, nella guerra con la Finlandia tra il novembre 1939 e il marzo 1940 e, nel giugno di quello stesso anno, nell’occupazione di Lituania, Lettonia, Estonia, Bessarabia e Bucovina settentrionale. Il 22 giugno 1941 prese avvio l’attacco tedesco all’URSS, con il concorso dei finlandesi. Si trattò dell’“operazione Barbarossa”, con cui Hitler pensava di poter in breve tempo sconfiggere l’URSS e impadronirsi delle sue risorse. Le straordinarie vittorie iniziali sembrarono dargli ragione: le armate tedesche del nord conquistarono con spettacolare facilità i paesi baltici e il nord-ovest della Russia, ponendo sotto assedio Leningrado in settembre; le armate del centro, il gruppo più consistente, dopo aver vinto le battaglie di Minsk, Bialystock e Viazma-Briansk, giunsero alla periferia di Mosca a metà ottobre; le armate del sud, vinta una grande battaglia tra il Bug e il Dniepr, si impadronirono di Kiev (19 settembre) e della regione industriale del Donetz. L’offensiva fu arrestata soltanto dal precoce inverno russo, che creò notevoli problemi di approvvigionamento ai reparti tedeschi e diede l’opportunità ai russi di dar vita alla guerra partigiana e di lanciare in dicembre una grande controffensiva nel settore di Mosca, che costrinse le truppe tedesche a una prima ritirata. Alla fine del 1941, dal punto di vista militare, i nazisti potevano vantare certamente vittorie trionfali ma, al tempo stesso, dovevano prendere atto del fatto che la guerra lampo si era trasformata in una lunga guerra di usura e di logoramento, dal momento che né l’Inghilterra né l’URSS avevano ceduto, pur avendo subìto colpi durissimi. Alla fine del 1941 il conflitto ebbe una svolta clamorosa e decisiva con l’intervento in guerra del Giappone e degli Stati Uniti. Questi ultimi avevano sostenuto con grandi aiuti la Gran Bretagna e in marzo avevano approvato la legge “affitti e prestiti” (Lend-Lease Act), in base alla quale gli inglesi potevano ricevere gli aiuti senza pagarli subito. Il 14 agosto Churchill e il presidente Roosevelt avevano firmato la “Carta atlantica”, dove si manifestava la ferma determinazione di difendere sino alla vittoria il mondo libero. I rapporti degli USA con il Giappone erano andati costantemente deteriorandosi, poiché i primi erano decisi a opporsi ai disegni espansionistici del secondo. Il che portò alla formazione in ottobre del governo militarista del generale Hideki Tojo, che prese l’iniziativa di dare inizio alla guerra. Il 7 dicembre i giapponesi attaccarono senza dichiarazione di guerra la base navale americana di Pearl Harbor, distruggendo gran parte della flotta USA del Pacifico. Quattro giorni più tardi anche Germania e Italia dichiararono guerra agli USA.