laicismo

Indica l’atteggiamento di coloro che sostengono la necessità di escludere le dottrine religiose, e le istituzioni che se ne fanno interpreti, dal funzionamento della cosa pubblica in ogni suo aspetto. Il laicismo si contrappone nel linguaggio politico contemporaneo al confessionalismo e all’integralismo (o fondamentalismo), secondo i quali le istituzioni politiche devono essere collegate al rispetto obbligatorio per tutti, credenti e non credenti, dei principi religiosi della chiesa dominante. In passato si è opposto al clericalismo, che indicava la necessità che il clero avesse responsabilità di rilievo nella vita politica e istituzionale. Il laicismo è un fenomeno tipico dei paesi europei prevalentemente cattolici, nei quali l’intreccio tra stato e chiesa è stato molto forte. La separazione di competenze tra lo stato e la chiesa cattolica è stata sostenuta dai filosofi dell’Illuminismo. Il laicismo come atteggiamento di pensiero e come pratica dei governi ha avuto la sua stagione più intensa nel corso dell’Ottocento, quando fu riconosciuto da gran parte dei governi europei, soprattutto da quelli di ispirazione liberale (liberalismo), il principio della separazione tra stato e chiesa, con la conseguente rinuncia alla politica di concordati tra Roma e gli stati nazionali. In Francia e in Italia dopo il 1848 il laicismo divenne uno degli elementi della politica nazionale. La politica di ispirazione laicista portò, tra l’altro, in Francia alla statalizzazione dell’istruzione (leggi Ferry nel 1881-82) e alla privatizzazione di tutte le organizzazioni religiose, nel regno d’Italia all’introduzione del matrimonio civile (1865) e alla liquidazione dell’asse ecclesiastico (1867). Il laicismo divenne una delle caratteristiche della cultura socialista alla fine dell’Ottocento. Nel Novecento il laicismo è stato interpretato soprattutto come difesa dei valori della tolleranza e della libertà di indagine, scientifica, storica ed etica, di fronte alla tendenza clericale ad appoggiarsi, in Italia e Spagna in primo luogo, ai governi reazionari per conservare le proprie posizioni di forza. [Edoardo Tortarolo]