politica

Derivante dal plurale neutro dell’aggettivo qualificativo greco politikos, relativo alla polis, l’antica città stato, il termine “politica” – la cui accezione più letterale e originaria suona “ciò che attiene alla cosa pubblica, allo stato” – ha subìto nel corso dei millenni una profonda oscillazione di significato. Come testimoniano, a partire dalla Politica di Aristotele, numerosi altri titoli di trattati scientifici, il termine “politica” assunse ben presto la valenza di “scienza” o “arte” del governo della polis. Tuttavia, allargandosi e precisandosi soprattutto nell’età moderna e contemporanea il campo delle definizioni delle attività in vario modo finalizzate alla riflessione sulla sfera politico-statale (la “filosofia della politica”, la “scienza politica”, la “dottrina dello stato”, ecc.), il termine fu restituito alla sua accezione originaria, relativa cioè a tutto il complesso di azioni aventi per scopo la costruzione e il mantenimento dell’ordinamento statale. In questo senso, la politica si suddivide in vari comparti, generi o settori: la politica “interna”, tesa alla salvaguardia dell’ordine pubblico all’interno dello stato; “estera”, finalizzata alla difesa dello stato e della nazione dalle minacce provenienti dall’esterno; “sociale”, “economica”, “dei redditi”, “industriale”, che attivano cioè l’intervento dei pubblici poteri nei campi predetti, ecc. In quanto attività concreta, la politica è espletata da soggetti e possiede un suo oggetto peculiare. Nel tempo, i soggetti della politica furono e sono molteplici: i monarchi, i dittatori, i grandi dignitari e funzionari, i ceti e le classi sociali privilegiate, le élites, i gruppi associati (fazioni, partiti, sindacati, ecc.). L’oggetto della politica è invece riassumibile, in tutte le epoche, nel potere, visto nelle sue tre grandi partizioni di “potere politico” propriamente detto (ossia quello che si fonda, pur attraverso mediazioni istituzionali, sulla conquista e sul monopolio della forza), “potere ideologico” e “potere economico”. Relativamente ai rapporti con altre sfere del sapere e dell’agire umano (in particolare religione, filosofia, morale), la politica ha attraversato un processo di graduale autonomizzazione che ebbe, all’inizio dell’età moderna, un momento di forte affermazione nel pensiero di Machiavelli. Dalla subordinazione ad altre scienze dello spirito, alle quali era delegato il ruolo di elaborare le finalità virtuose per la politica, si è giunti nell’età contemporanea a teorizzazioni che affermano l’assoluta autonomia del “politico”, come si può vedere, per esempio, nel modello basato sulla contrapposizione “amico-nemico” di Carl Schmitt. Tuttavia, il sottolineare l’autonomia della politica non equivale necessariamente al sostenerne l’assoluta estraneità o indifferenza all’etica. A una rivalutazione dei rapporti tra politica ed etica, pur nel rispetto delle reciproche finalità e ottiche, muovono alcuni filoni di pensiero contemporanei quali il neocontrattualismo, il neoutilitarismo e altri ancora, imperniati sul tema dei nuovi diritti umani nei campi parzialmente inesplorati dell’ecologia, della bioetica e così via.