confessionalismo

Il termine ha avuto origine nell’Ottocento per rivendicare all’interno del cattolicesimo il valore delle confessioni di fede in polemica con le correnti del razionalismo. Per estensione e adattamento, il termine è venuto a indicare un atteggiamento che, in contrasto con la visione laica e liberale dello stato in quanto istituzione neutrale in materia di confessioni religiose, rivendica il primato della religione e persino di una confessione sulle altre. Di qui la richiesta che lo stato stesso diventi “confessionale”, non solo improntando la legislazione ai principi religiosi ma anche stabilendo una chiesa di stato dotata di larghi privilegi. Ne deriva che allo stato confessionale – che in Occidente ha costituito la forma tipica dello stato dall’editto di Costantino (313 d.C.) fino al XVIII secolo – si oppone lo stato laico fondato sulla separazione tra stato e chiese, il quale ha avuto le sue radici nelle teorie giurisdizionalistiche. Il primo grande esempio moderno di ordinamento politico-istituzionale non confessionale è da ricondursi alle costituzioni nordamericane settecentesche e poi alla costituzione degli Stati Uniti del 1787, dove la separazione venne nettamente affermata pur all’interno di una società profondamente permeata dalla religione. Per contro numerose costituzioni otto-novecentesche hanno continuato a ispirarsi ai principi del confessionalismo.