Il Sacro romano impero germanico nei secoli X-XI

Sacro Romano Impero

L’espressione così formulata risale al basso medioevo (il termine sacrum imperium fu usato per la prima volta da Federico I Barbarossa) ed ebbe generale diffusione in età moderna. Il concetto di sacralità imperiale – di istituzione divina e confermata dall’incoronazione papale – era stato compiutamente elaborato in età ottoniana (X secolo), nella riproposizione teutonica dell’impero carolingio, benché sia talora applicato (meno correttamente) anche allo stesso organismo politico creato da Carlo Magno. All’incoronazione del sovrano franco risale l’idea della renovatio imperii Romani, ma la titolatura ufficiale, stabilizzata nell’802, ribadiva il carattere funzionale dell’autorità imperiale, intesa come coordinamento di più regni, secondo una formula non sgradita anche alla corte bizantina (Romanum gobernans imperium). Solo dal tempo di Ottone I (962), tuttavia, l’impero assunse la struttura geografica che lo avrebbe caratterizzato in seguito. Dopo l’elezione, infatti, il candidato riceveva separatamente le corone di re di Germania e di re d’Italia (o dei Romani) – e dal 1032 anche quella di re di Borgogna – per essere poi incoronato imperatore a Roma dal papa. La sua supremazia militare ne faceva il difensore naturale della cristianità e della chiesa che, fino alla riforma gregoriana (1075), ne accettò la preponderanza anche nella designazione dei più alti uffici ecclesiastici. Con la dispersione del potere militare fra i diversi nuclei signorili, nel rapporto fra le due forze prevalse infine il papato che, pur riconoscendo le funzioni eminenti dell’impero, si sovrappose e si sostituì a esso (anche come capacità di coazione: la deposizione di Enrico IV a seguito della lotta per le investiture), realizzandone l’universalità. Nonostante gli equilibri raggiunti con il concordato di Worms (1122), si sviluppò da allora una rivalità costante fra i due poteri che crebbe di vigore al tempo degli imperatori svevi. Le aspirazioni egemoniche di Federico I Barbarossa, confortate dall’applicazione del riscoperto diritto romano in materia imperiale, miravano infatti a svincolare l’impero dalla subordinazione papale e a ricondurre sotto il suo diretto controllo – sia tramite la nomina di funzionari, sia tramite concessioni feudali – ogni forma di autonomia politica che era andata maturando nel periodo precedente nei regni sottoposti all’impero. La pace di Costanza (1183), che concluse il lungo confronto fra l’imperatore e i comuni lombardi, ridimensionando il disegno originario di Federico, riservò all’imperatore la ratifica delle nomine politiche locali, riconfermandogli la tradizionale funzione di mantenimento della pace interna attraverso l’esercizio della giustizia superiore. Per altro verso, dall’elaborazione dei canonisti furono riconosciuti al papa diritti di esame e di consacrazione, di conferma e di approvazione del candidato all’impero: da qui lo scontro frontale tra i due poteri al tempo di Federico II di Svevia (1220-50), orientato invece verso il concetto di una dominazione imperiale illimitata. La lunga vacanza seguita alla sua morte contribuì a rafforzare l’idea che l’impero cristiano dovesse essere soggetto al potere unitario del pontefice, solennemente proclamata da papa Bonifacio VIII con la bolla Unam sanctam (1302). A essa si oppose l’effimero impero di Enrico VII di Lussemburgo, sostenitore di una monarchia civile universale. Lo sviluppo degli stati nazionali indipendenti fece tuttavia tramontare definitivamente il concetto di universalismo dell’impero, sottraendolo al controllo del papato, ma circoscrivendone di fatto il raggio d’azione ai soli territori tedeschi: la “Bolla d’oro” di Carlo IV di Lussemburgo (1356) sancì il mutamento, regolamentando l’elezione imperiale e affidandola a quattro grandi elettori laici (il margravio del Brandeburgo, il duca di Sassonia, il conte del Palatinato e il re di Boemia) e tre ecclesiastici (gli arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza). Il Sacro Romano Impero divenne allora Sacro Romano Impero “di nazione tedesca”. Sul finire del medioevo la corona imperiale pervenne agli Asburgo, che la conservarono per tutta l’età moderna. Formalmente elettiva, la carica imperiale divenne da allora di fatto dinastica. Con la dieta di Worms (1495) l’impero assunse definitivamente l’assetto di un organismo internazionale a tutela della “pace perpetua” dei territori tedeschi, tramite l’istituzione del tribunale imperiale. Nonostante i rinnovati tentativi universalistici di Carlo V (1519-56), che per eredità e vicende politiche aveva ricostituito una vastissima monarchia unitaria, la Riforma protestante spezzò l’unità religiosa dell’impero. La pace di Augusta (1555) sancì la definitiva esclusione dell’imperatore dagli affari religiosi, riservandone l’influenza ai singoli principi territoriali. Con la pace di Vestfalia (1648), che pose fine alla guerra dei Trent’anni (1618-48), fu infine impedito ogni tentativo di governo monarchico dell’impero e venne riconosciuto il diritto di alleanza e di quasi sovranità interna ai territori che ne facevano parte. Essi furono rappresentati nella dieta imperiale, trasformatasi nel 1663 in assemblea permanente dei delegati. Alla dieta partecipavano i principi elettori – ai quali si erano aggiunti il duca di Baviera nel 1623 e quello di Braunschweig-Lüneburg nel 1692 – il collegio dei principi (principi, abbazie e contee imperiali) e il collegio delle città imperiali: la loro sovranità era comunque limitata dalle competenze della giustizia imperiale. L’affermazione politica dell’Austria e della Prussia nel corso del Settecento ridimensionò fortemente il prestigio e il significato del Sacro Romano Impero, che si presentava come un aggregato di stati ormai pressoché indipendenti, senza un proprio esercito e un vero indirizzo politico. Dopo la Rivoluzione francese la sua unità fu poi del tutto compromessa dal distacco nel 1805 della Baviera, del Baden e del Württemberg che confluirono nella Confederazione renana. Napoleone non ne riconobbe più l’esistenza e l’anno successivo (6 agosto 1806) l’imperatore Francesco II rinunciò definitivamente alla corona del Sacro Romano Impero, assumendo il titolo di imperatore ereditario d’Austria. Nel 1815 il Congresso di Vienna sancì formalmente la fine del Sacro Romano Impero. Ad esso subentrò la Confederazione Germanica. [Renato Bordone]