Bonifacio VIII

Al secolo Benedetto Caetani (Anagni 1235 circa, † Roma 1303). Papa dal 1294 al 1303. Appartenente a una potente famiglia dell’aristocrazia romana, fu incaricato di varie missioni diplomatiche per il papato in Francia e in Inghilterra. Cardinale nel 1281, salì al soglio pontificio subentrando a Celestino V, che aveva abdicato dopo appena sei mesi di pontificato. Secondo i suoi avversari, fu tra coloro che esercitarono pressioni su Celestino per convincerlo a dimettersi, temendo che la sua concezione spiritualistica e ascetica della fede potesse danneggiare gli interessi della Chiesa. Bonifacio si impegnò con determinazione a riaffermare l’autorità della Chiesa e del papato. Unendo a una sincera fede religiosa una forte ambizione personale, fu convinto assertore della teocrazia, dottrina che poneva il papa, in quanto autorità di origine divina, al di sopra di tutti gli altri poteri. Nel 1296 con la bolla Clericis laicos vietò al clero di versare tasse o sovvenzioni a qualsivoglia autorità laica senza l’autorizzazione pontificia. Per affermare pienamente l’autorità papale sullo Stato della Chiesa, entrò in conflitto con la potente famiglia dei Colonna, distruggendo il loro castello di Palestrina e costringendoli a rifugiarsi in Francia (1299). Nello stesso periodo incoraggiò le trattative tra Angioini e Aragonesi, in lotta per il controllo della Sicilia, favorendo il raggiungimento della pace di Caltabellotta (1302). Nel 1300, di fronte all’affluire spontaneo a Roma di masse di pellegrini provenienti da tutta Europa, istituì il primo giubileo, anno di remissione delle pene per tutti coloro che avessero visitato le quattro basiliche romane. Si trattò per molti versi del momento di maggior affermazione della autorità della Chiesa e del prestigio di Bonifacio. Ma già l’anno successivo emerse in tutta la gravità il conflitto che contrapponeva il papa a Filippo IV il Bello di Francia. Il sovrano, fautore della supremazia del potere regio nelle materie temporali, intendeva sottomettere alla propria azione fiscale e giudiziaria anche il clero francese. A queste posizioni il papa rispose con la bolla Unam sanctam (1302), che può essere considerata la più organica esposizione della dottrina teocratica: “Noi sappiamo dalle parole del Vangelo – vi si legge – che in questa chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, e una temporale [...] una invero deve essere impugnata dalla chiesa, l’altra per la chiesa; la prima dal clero, la seconda dalla mano di re e cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale”. Bonifacio sottovalutò la potenza delle monarchie nazionali. Forte dell’appoggio della nobiltà e del clero francese, Filippo IV fece dichiarare il papa simoniaco ed eretico e gli inviò contro un esercito (1303). Catturato nel suo palazzo di Anagni, Bonifacio venne offeso e maltrattato da un rappresentante della famiglia Colonna che si era unito alle truppe francesi, episodio passato alla storia come lo “schiaffo di Anagni”. Liberato dalla popolazione il papa poté rifugiarsi a Roma, dove poche settimane dopo morì. La sua morte segnò il declino delle ambizioni teocratiche e universalistiche del papato medievale.