assolutismo

  1. Premessa
  2. Caratteri e fasi dell’assolutismo
1. Premessa

Il termine-concetto “assolutismo” fu elaborato probabilmente nel Settecento e si affermò, con una connotazione negativa di valore, nel lessico politico liberale dei primi decenni dell’Ottocento, durante l’età della Restaurazione. Di qui la convinzione, genericamente diffusa, ma storicamente inesatta, secondo cui l’assolutismo identificherebbe un regime politico contraddistinto dall’esistenza di un potere sovrano illimitato e arbitrario. Da tale definizione proviene la frequente confusione tra l’assolutismo e altre forme di stato o di governo distinte, quali la tirannia o il dispotismo, oppure l’altrettanto errata assimilazione a categorie politiche contemporanee come il totalitarismo. Si tratta invece di realtà diverse, come dimostra l’inquadramento dell’assolutismo nel suo contesto storico e teorico tra il XVI e il XVIII secolo, contemporaneamente all’affermarsi, come protagonista irreversibile della scena politica europea, dello stato moderno, nel quale il detentore del potere sovrano esercita le sue prerogative in maniera assoluta, legibus solutus, ossia non obbligato a conformarsi alle leggi positive o a vincoli giuridici nei confronti dei sudditi o di autorità esterne, ma non per questo, come si vedrà, libero da qualunque limitazione. In realtà, secondo motivate interpretazioni critiche, l’assolutismo rappresentò l’esito di un lungo processo che diede inizio e stabilità alla vita dello stato moderno, istituzionalmente accentrato, secolarizzato e ispirato a criteri di crescente razionalizzazione giuridica e amministrativa. Tale modello statuale – prefigurato nelle monarchie medievali dell’imperatore Federico II e di Filippo IV di Francia – trionfò tra il Cinque e il Seicento soprattutto attraverso gli esempi decisivi delle monarchie francese, spagnola e inglese, allorché esse conseguirono una soddisfacente coesione territoriale e politica su base nazionale. In tale contesto maturò l’opera di teorici come Bodin, Hobbes e Bossuet, tesa a definire con precisione cosa fosse e cosa comportasse l’attributo fondamentale della sovranità assoluta.

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2. Caratteri e fasi dell’assolutismo

L’assolutismo è indissolubilmente legato alla presenza di un principe o monarca legibus solutus. Lo stato assoluto può non essere di tipo nazionale (ma regionale o imperiale), anche se gli esempi storici maggiori confermano il collegamento tra stato assoluto e stato nazionale. Il carattere fondamentale di una monarchia assoluta risiede infatti nel tipo di sovranità esercitata dal principe, che dev’essere a sua volta assoluta. La lotta per la sovranità tra papi e imperatori, tra prìncipi territoriali e comuni, segnò tutta la storia medievale. Con Bodin (1530-96) si ebbe per la prima volta una definizione giuridicamente e politicamente esauriente della sovranità, come potere sommo capace di unire tutte le membra e le parti dello stato. Le caratteristiche principali della sovranità erano per Bodin l’assolutezza, la perpetuità e l’indivisibilità, in virtù delle quali il sovrano concentrava nelle sue mani tutto il potere e non solo non riconosceva alcun potere mondano al di sopra di sé ma era anche sciolto da obblighi verso tutte le leggi positive, anche da quelle da lui stesso emanate. Tuttavia rimanevano dei limiti per la sua azione, rappresentati dalle leggi divine e da quelle naturali, nonché dalle leggi costitutive del regno, che non potevano esser infrante impunemente. Un altro confine, non formale, ma sostanziale, era posto all’autorità sovrana dal dovere inderogabile di assicurare ai sudditi un “giusto governo”. Anche l’altro grande teorico dell’assolutismo, Hobbes (1588-1679), nel riconoscere al sovrano poteri assoluti, derivanti da un contratto di unione e di sottomissione dei contraenti che non lo vincolava in alcun modo, confermava tuttavia che tale patto originario (e quindi il suo dominio) sussisteva solo al fine di garantire la pace e la sicurezza dei membri dello stato. Anche per Bossuet (1627-1704) la monarchia assoluta non era sinonimo di monarchia arbitraria né tanto meno di dispotismo: oltre alle leggi divine e naturali, alle leggi fondamentali del regno, il sovrano aveva l’obbligo di rispettare e difendere la proprietà privata. Nel corso del Seicento l’assolutismo si consolidò affermando il nesso sempre più esclusivo con l’istituto monarchico e giungendo a proclamare, in particolare con Giacomo I d’Inghilterra (1603-1625) e con l’opera di Robert Filmer (1588-1653), il dogma dell’origine divina della regalità. Sotto il profilo storico, l’apogeo dell’assolutismo fu rappresentato dalla monarchia di Luigi XIV in Francia (1661-1715). L’assolutismo suscitò a partire dal Cinquecento un’opposizione teorica e pratica da parte dei monarcomachi che, sulla scorta di varie motivazioni – religiose, giuridiche, politiche -, intendevano ricondurre il potere monarchico assoluto, giudicato arbitrario, sotto controlli e vincoli istituzionali e politici. L’assolutismo della dinastia Stuart fu combattuto nel corso della prima rivoluzione inglese (1640-48) e superato con la Gloriosa Rivoluzione (1688-89), che fondò il primo moderno modello costituzionale di monarchia in Europa. J. Locke (1632-1704) fu il principale teorico di questi sviluppi. Le idee illuministe nel Settecento portarono a un duplice risultato: da un lato concorsero alla critica dell’assolutismo, dall’altro influenzarono alcuni regnanti (tra i maggiori Federico II di Prussia, Maria Teresa e Giuseppe II d’Austria, Caterina II di Russia) a promuovere esperimenti più o meno duraturi e fortunati di “assolutismo illuminato” o, meglio, di dispotismo illuminato, volto cioè a ricercare – pur nel persistere di un potere assoluto ma attraverso riforme “illuminate” – il bene e il progresso dei sudditi. La Rivoluzione francese (1789) mise fine all’epoca dell’assolutismo di ancien régime. Una forma di tardo assolutismo si ebbe nel quadro della Restaurazione postnapoleonica (1815) e del sistema metternichiano della Santa Alleanza. In Europa, tranne che in Russia dove perdurò fino al 1905, esso tramontò definitivamente nel 1848. [Corrado Malandrino]

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