dispotismo

  1. Premessa
  2. Dispotismo e forme di governo
1. Premessa

Nel linguaggio corrente il termine “dispotismo” indica genericamente un dominio assoluto esercitato tirannicamente e senza rispetto per le leggi. “Despota” è colui che si atteggia in modo autoritario, dittatoriale, prevaricatorio. In tal senso, la parola viene usata – in modo tecnicamente inesatto – come sinonimo di assolutismo, di tirannide o di dittatura. In realtà il termine “dispotismo” – proveniente dal greco despotes, “despota”, e che originariamente indicava il “padrone della casa” – in quanto categoria politica ha una storia antichissima, specifica e distinta dalle forme di governo sopra citate. Aristotele introdusse nella Politica la discussione sulle tre forme naturali del dominio: quella coniugale (del marito sulla moglie), quella paterna (del padre sui figli) e quella dispotica (del padrone sugli schiavi). Il dispotismo, come categoria della scienza politica, nacque da tale classificazione: esso definiva il tipo di potere instaurato all’interno di un sistema statale tra un capo-padrone e dei sudditi-servi. Nell’epoca moderna il dispotismo si trasformò sempre più in categoria polemica, utilizzata cioè sulla scorta della precedente trattazione e caratterizzazione politologica – ma stravolgendola – come arma di denuncia nelle battaglie intraprese dai pensatori illuministi, dai rivoluzionari e dai liberali contro l’ancien régime e l’assolutismo. Con tale accezione, che funge da ponte tra il concetto tecnico di dispotismo e il suo uso generico nella contemporaneità, comparve, per esempio, in autori come Constant, il quale nel saggio Lo spirito di conquista e l’usurpazione (1813) diretto contro il dominio napoleonico, conferiva al dispotismo il significato di una tirannia arbitraria destinata a cadere. Un valore diverso e peculiare acquista il termine nelle locuzioni dispotismo illuminato e dispotismo orientale.

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2. Dispotismo e forme di governo

Nella tripartizione aristotelica delle forme di governo il dispotismo, in quanto regime politico, viene definito come una sottospecie di monarchia “che è propria di molti popoli barbari”, ossia dei popoli asiatici che, contrariamente ai greci, non esprimevano uno spirito di libertà ma di subordinazione. Secondo Aristotele esso si confaceva al carattere di quei popoli ed era perciò una forma naturale e legittima, non tirannica e arbitraria, di governo. In sostanza, anche se per Aristotele vi era un elemento tirannico nel dominio del despota, ciò era però giustificato dal fatto che i popoli orientali, schiavi per natura, vi si sottomettevano spontaneamente e ne accettavano la trasmissione pacifica in via ereditaria. Non a caso tali regimi risultavano durevoli più di altri. Anche secondo Machiavelli il dispotismo rientra tra le due forme ammesse di governo monarchico, ossia quella antica radicata in occidente e quella dispotica orientale: “Li esempli di queste dua diversità di governi – si legge ne Il principe – sono ne’ nostri tempi el Turco e il re di Francia. Tutta la monarchia del Turco è governata da uno signore, gli altri sono sua servi”. Simile la posizione di Bodin, il quale nei Sei libri dello Stato (1576) sottolineava come l’origine del dominio dispotico risiedesse nel fatto della conquista di determinate popolazioni a seguito di una guerra giusta: donde il loro carattere di “schiavi” e non di sudditi. Dopo di lui, Hobbes affermò nel Leviatano (1651) che “il dominio acquistato con la conquista o con la vittoria in guerra è quello che alcuni scrittori chiamano dispotico, da despotes, che significa signore o padrone, ed è il dominio del padrone sopra il suo servo”. Il dispotismo continuava tuttavia a esser considerato come una sottospecie della monarchia. Ne Lo spirito delle leggi (1748) di Montesquieu esso ricevette infine un’ampia e dettagliata trattazione come autonoma forma di governo a fianco della monarchia e della repubblica. Distinguendo le varie forme di governo secondo la loro natura e il loro principio Montesquieu scriveva che nel governo dispotico “uno solo, senza leggi né freni, trascina tutto e tutti dietro la sua volontà”. Dal punto di vista del principio il dispotismo non poteva ovviamente che basarsi sulla “paura”. Il modello principale del dispotismo era rappresentato dall’impero cinese. Dalla caratterizzazione arbitraria, tirannica, assolutistica data da Montesquieu del dispotismo, con velata ma trasparente allusione polemica ai regimi a lui vicini, primo fra tutti quello francese, si sviluppò l’utilizzazione moderna e contemporanea del termine, che conobbe un’ulteriore fortuna grazie anche all’opera di Kant, di Hegel e dei grandi teorici del liberalismo moderno. [Corrado Malandrino]

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