Il mondo al tempo di Ramesse II

Egitto Il nuovo regno (1552-1069 a.C.)

La cacciata degli hyksos segnò l’inizio del periodo di maggiore splendore della storia della civiltà egizia. Il capostipite della XVIII dinastia, Ahmes I (1552-42), giunto intorno al 1550 alla definitiva vittoria sugli hyksos, diede corso alla creazione di un impero attraverso la riaffermazione dell’egemonia dell’Egitto nelle due tradizionali direzioni di espansione, conquistando il Levante meridionale e conducendo tre campagne militari in Nubia. Anche i successori di Ahmes proseguirono la sua politica espansionistica: Amenofi I (1526-1506) proseguì nel processo di riorganizzazione politica, intervenne in Nubia e contro i libici; così fece anche Thutmosi I (1506-1493), che raggiunse la terza cateratta del Nilo e, nel Levante, affermò l’egemonia egizia sino all’Eufrate. A testimonianza della nuova potenza raggiunta dall’Egitto del nuovo regno si ebbe una ripresa della grande architettura monumentale, con il grandioso tempio funerario della regina Hatshepsut (1478-58) a Deir el-Bahri, a ovest di Tebe. Con il successore Thutmosi III (1458-25) l’Egitto raggiunse la sua massima espansione territoriale: dall’Eufrate alla quarta cateratta del Nilo. I suoi successori mostrarono meno energia e interesse verso l’esterno preferendo, dopo lo scontro con il regno di Mitanni (Amenofi II), consolidare la pace (Thutmosi IV) e garantire all’Egitto, soprattutto sotto Amenofi III (1390-52), un periodo di sviluppo di cui ci restano molteplici testimonianze architettoniche. Il regno del suo successore Amenofi IV (1352-38), detto anche “il faraone eretico”, e della sua sposa Nefertiti fu caratterizzato da una contrastata riforma religiosa in senso monoteistico. La condanna del culto di Amon, il dio solare di Tebe, e l’esaltazione di Aton, in onore del quale Amenofi costruì una nuova capitale che chiamò Akhet-Aton (presso l’attuale Tell el Amarna) determinò la dura opposizione della potente casta sacerdotale. Il periodo del regno di Amenofi IV segnò una netta cesura anche in ambito culturale e artistico. La lingua parlata (il neoegizio) fu allora elevata a lingua dei documenti ufficiali. L’innovazione religiosa ebbe tuttavia breve vita e sotto il regno di Tutankhamon (1336-27) si ebbe il ritorno agli antichi culti. A Tutankhamon succedette Horemheb, che presto rivelò non solo capacità militari ma anche notevoli doti politiche. Oltre a una profonda riorganizzazione amministrativa dello stato, a Horemheb (1323-1295) si devono importanti opere architettoniche (a Menfi, Karnak e Heliopolis) e il ripristino del culto di Amon. Con la morte di Horemheb si concluse la XVIII dinastia. Il periodo della XIX dinastia, fondata da Ramesse I (1295-94), fu contraddistinto dal predominio del potere militare e religioso, mentre le frontiere venivano minacciate dagli hittiti (a oriente), dai libici (a Occidente) e dai popoli del mare lungo le coste. Il successore di Ramesse I, Sethi I (1294-79) intervenne nel Levante contro tribù nomadi beduine sostenute dagli hittiti e contro le tribù libiche. Con Ramesse II (1279-12) l’Egitto raggiunse l’apogeo della propria potenza militare ed economica. Egli riuscì a consolidare il proprio potere all’interno sino a presentarsi come dio, mentre in politica estera, dopo aver riconquistato il Levante meridionale, affrontò il re degli hittiti Muwatalli nella battaglia di Qadesh (1274 circa), che comportò il riconoscimento dell’egemonia egizia sul Mediterraneo orientale. In seguito Ramesse II stipulò un trattato di pace con gli hittiti, trasferì la capitale da Tebe ad Avaris, sul Delta orientale, che ribattezzò Per-Ramesse, e rafforzò il confine orientale e occidentale. Con Merenptah (1212-1202) gli egizi intervennero ancora contro i libici, in Asia e contro i popoli del mare (solo Ramesse III, durante la XX dinastia, riuscì a ricacciare per sempre questi ultimi e a sconfiggere definitivamente i libici). Dopo Ramesse III (1186-54) ebbe inizio un lungo periodo di decadenza con la trasformazione delle cariche di nomina regia in ereditarie e l’ulteriore crescita della potenza e della ricchezza dei sacerdoti dei templi, che possedevano estesissimi appezzamenti di terreno, una flotta commerciale e persino una polizia armata. Il primo sacerdote di Amon assumeva in quella fase la carica di vizir, di prefetto di Tebe e, in alcuni casi, anche quella di viceré di Nubia.