sottosviluppo

In linea generale si può definire la nozione di sottosviluppo in riferimento a una situazione di assenza o di sostanziale fragilità di sviluppo socioeconomico, nel quadro della modernizzazione indotta dal capitalismo nel processo di formazione del sistema dell’economia mondiale durante gli ultimi due secoli di storia. In questo senso, il sottosviluppo si configurerebbe come la situazione tipica delle società tradizionali precedente il decollo industriale (consistente, a sua volta, nel rapido aumento della quota di investimenti destinata allo sviluppo, nella creazione di un’industria pesante e di infrastrutture, nella formazione di un adeguato quadro tecnico-amministrativo in grado di dare continuità a esso) o, tutt’al più, come una condizione di sviluppo avviato ma frenato e paralizzato. Si rischierebbe così di appiattire il sottosviluppo sul concetto di “arretratezza” tout court. A una più attenta analisi – condotta da studiosi di varia tendenza come G. Myrdal, A.G. Frank, S. Amin, C. Furtado, T. Dos Santos – la nozione di “sottosviluppo” si rivela infatti più complessa e controversa, storicamente legata all’intreccio di tre fenomeni epocali quali il colonialismo, la decolonizzazione e il neocolonialismo. In questa prospettiva il “sottosviluppo” si rivela come una conseguenza in qualche modo “necessaria” del supersviluppo capitalistico dei paesi pervenuti prima a una compiuta affermazione economica, sociale e politica: il cosiddetto Nord ricco della Terra in contrasto col Sud povero del Terzo e del Quarto Mondo. Il rapporto neocoloniale tra i paesi sottosviluppati e quelli avanzati è fatto così di emarginazione (quando non esclusione), sudditanza politica o, nel migliore dei casi, di contrattazione debole all’interno di una politica di aiuti che si è finora rivelata sostanzialmente inefficace nella risoluzione del problema. Il sottosviluppo si presenta economicamente come carenza di quote destinate all’investimento, prevalenza dei settori produttivi (e delle tecniche) tradizionali (allevamento, agricoltura) sull’industria, insufficiente (o impossibilità di) ricorso alle risorse tecnologiche, bassissimo reddito pro capite con abnorme diffusione della cosiddetta povertà assoluta, ossia di un livello di povertà calcolato non relativamente a vari tenori di vita ma rispetto alle esigenze vitali di base (cosa che non è disgiunta però dall’esistenza di ristrette e corrotte classi dirigenti che vivono nella ricchezza più sfacciata). Dal punto di vista sociale il sottosviluppo produce disoccupazione di massa, analfabetismo, sottonutrizione, diffusione cronica delle malattie infettive, elevatissima mortalità infantile congiunta all’esplosione demografica incontrollata, urbanizzazione caotica e sfrenata o completa mancanza di essa.