Comune di Parigi

Governo popolare e rivoluzionario instaurato nella capitale francese tra il marzo e il maggio del 1871. La popolazione parigina, stremata dagli effetti della guerra franco-prussiana (1870-71), della crisi economica e della diffusa disoccupazione, delusa dall’arrendevolezza del governo di difesa nazionale nella conduzione della guerra e dalla vittoria delle destre nelle prime elezioni politiche successive alla caduta dell’impero di Napoleone III e alla proclamazione della repubblica, accolse con crescente favore la propaganda delle correnti socialiste (blanquisti, proudhoniani, internazionalisti). In risposta a una serie di provvedimenti dell’Assemblea nazionale e del governo Thiers, volti a disarmare la capitale di cui si temeva il potenziale rivoluzionario, il popolo parigino, coordinato dal Comitato centrale della Guardia nazionale, insorse e nel marzo 1871 proclamò la Comune, in continuità ideale con l’esperienza giacobina del 1793. Il Consiglio della Comune, eletto democraticamente e composto prevalentemente da rappresentanti della classe operaia e della piccola borghesia, intraprese la riorganizzazione dello stato in senso democratico: unificò i poteri secondo il principio rousseauiano dell’indivisibilità della sovranità popolare; stabilì la revocabilità in ogni momento dei funzionari elettivi, il cui stipendio fu equiparato al salario degli operai; sostituì l’esercito permanente con il popolo in armi; trasformò in senso laico l’istruzione (obbligatoria e gratuita) e i rapporti stato-chiesa; propose avanzate misure di politica economica e sociale e la trasformazione della Francia in una federazione di liberi comuni. Contro la Comune il governo e l’Assemblea nazionale, stabilitisi a Versailles, armarono un esercito di più di centomila soldati, guidati da Mac-Mahon, grazie alla liberazione, per l’occasione, dei prigionieri di guerra da parte di Bismarck, anch’egli intenzionato a reprimere la rivoluzione. Il conflitto impari (i comunardi armati, nonostante l’apporto di volontari di tutto il mondo, tra cui Garibaldi, erano meno di trentamila) durò due mesi, fino alla decisiva “settimana di sangue” (21-28 maggio), che pose fine all’esperimento rivoluzionario. Alle decine di migliaia di vittime si aggiunsero poi le deportazioni in massa nella Nuova Caledonia. Il dibattito sulla Comune, divenuta un simbolo del movimento operaio, acuì il divario fra marxisti e anarchici, accelerando la crisi della Prima Internazionale. I suoi ideali esercitarono un forte richiamo sullo sviluppo successivo del socialismo e del comunismo, da Marx fino a Lenin.