Salvemini, Gaetano

(Molfetta 1873, † Sorrento 1957). Storico e uomo politico italiano. Allievo di P. Villari a Firenze, nel 1893 si iscrisse al Partito socialista e negli anni successivi pubblicò le sue prime opere storiche: La dignità cavalleresca nel comune di Firenze (1896) e Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295 (1899). L’insegnamento nelle scuole secondarie lo convinse della necessità di una profonda riforma della scuola: fu infatti tra i fondatori della Federazione nazionale degli insegnanti delle scuole medie. Dal 1901 al 1910 fu professore di storia moderna all’Università di Messina, dove perse la famiglia nel terremoto del 1908. Nel 1905 pubblicò la prima edizione de La Rivoluzione francese (che ebbe altre sei edizioni prima del 1954) e il saggio Il pensiero religioso politico sociale di G. Mazzini (seconda ed. 1915). Dal 1911 insegnò all’Università di Pisa e dal 1916 a Firenze ebbe la cattedra che era stata di P. Villari. Tenace oppositore di Giolitti – da lui definito in un pamphlet del 1909 sui brogli elettorali come Il ministro della malavita – durante l’età giolittiana coniugò sempre più strettamente l’originaria influenza del socialismo positivistico italiano di fine secolo con il pensiero di Cattaneo, accentuando l’atteggiamento riformista e la polemica contro il centralismo statale. Fondamentale nel suo pensiero fu il tema del meridionalismo, che affrontò in prospettiva economica (sostenendo la necessità della lotta al latifondo e della diffusione della piccola proprietà contadina) e politico-culturale (sottolineando l’esigenza di democratizzare e moralizzare la vita politica meridionale): gli Scritti sulla questione meridionale (1955) rappresentano l’espressione compiuta di questo costante interesse. Già collaboratore della “Voce”, dalla quale si staccò nel 1911 in contrasto con l’interventismo di Prezzolini in relazione alla guerra di Libia, nel dicembre dello stesso anno fondò la rivista “l’Unità”, nell’intento di contribuire a educare gli italiani alla vita democratica. Sostenitore del suffragio universale come strumento per dar voce alle masse meridionali, si contrappose su questo punto alla linea dello stesso Partito socialista, uscendone nel 1911. Interventista democratico in occasione della prima guerra mondiale, fu poi sostenitore della Società delle Nazioni. Deputato nel 1919, nello stesso anno fondò la “Lega democratica per il rinnovamento nazionale”, che ottenne l’appoggio del giovane amico e “allievo” Piero Gobetti. Antifascista sin dai primi anni del regime, animatore della rivista clandestina “Non mollare”, nel 1925 venne costretto all’esilio. Nel 1929 fondò in Francia con C. Rosselli ed E. Lussu il movimento “Giustizia e Libertà”. Chiamato nel 1934 a insegnare storia italiana all’Università di Harvard, costituì la Mazzini Society, proseguendo nella lotta antifascista e dando alle stampe La dittatura fascista in Italia (1927) e Mussolini diplomatico (1932). Nel 1936 pubblicò Sotto la scure del fascismo. In polemica con Croce, sostenne la tesi che la genesi del fascismo fosse da ricercarsi nella debolezza del regime liberale. Dopo la caduta della dittatura e la pubblicazione di La politica estera italiana dal 1871 al 1915 (1944), nel 1947 tornò in Italia riprendendo l’insegnamento all’Università di Firenze. Sostenne la necessità della costituzione di una “terza forza” fra democristiani e comunisti e l’abolizione del Concordato.