Kemal, Mustafà

(Salonicco 1881, † Istanbul 1938). Uomo politico turco. Ufficiale dell’esercito, partecipò nel 1908 al movimento riformatore e modernizzante dei Giovani Turchi. Dopo aver prestato servizio durante le guerre di Libia, dei Balcani e nella prima guerra mondiale, nel 1919 guidò in Anatolia la resistenza al governo del sultano Maometto VI, che aveva accettato il trattato di Sèvres (1920) con cui le potenze vincitrici imponevano alla Turchia sconfitta gravissime mutilazioni territoriali. Tra il 1920 e il 1921 affrontò l’invasione greca, respingendola definitivamente nel 1922, anno in cui costrinse alle dimissioni il sultano. Riconquistò quindi Smirne, l’intera Anatolia e la Tracia orientale. Nel 1923 ottenne con il trattato di Losanna il riconoscimento internazionale delle nuove frontiere. Nello stesso anno l’Assemblea nazionale riunita nella nuova capitale Ankara proclamò la repubblica ed elesse Kemal presidente. A capo del Partito del popolo, rimase presidente fino alla morte, esercitando un potere autoritario e personalistico, caratterizzato da dure repressioni nei confronti delle opposizioni, ma anche da ampie misure riformatrici. Tra le riforme più importanti vanno ricordate la laicizzazione dello stato, l’abolizione del diritto canonico e dei tribunali islamici, l’emancipazione e l’ammissione al voto delle donne, l’istruzione generalizzata, la sostituzione del calendario e dell’alfabeto arabo con quelli latini, l’abolizione della poligamia. Il nome di Atatürk, traducibile come “padre della patria”, gli venne conferito nel 1934 dall’Assemblea nazionale.