Guglielmo II di Hohenzollern

(Potsdam 1859, † Doorn, Olanda, 1941). Imperatore tedesco dal 1888 al 1918. Figlio di Federico III, gli succedette alla sua morte dopo tre soli mesi di regno, deludendo presto le speranze di riforma politica che erano state riposte nel padre, di simpatie liberali. Di carattere irrequieto e indeciso, ma ambizioso e irriflessivo, vide la necessità di un mutamento della politica interna ed estera della Germania, ma non seppe darvi un’impostazione chiara e direttive solide. Malgrado il licenziamento del cancelliere Bismarck (1890) e l’apertura di un “nuovo corso” di politica interna, mostrò presto la tendenza ad accentrare su di sé il potere, nominando cancellieri sottomessi alle sue volontà ed esibendo il proprio disprezzo per il parlamento, nonché un esasperato odio per la socialdemocrazia in continua ascesa. Le sue mosse avventate rafforzarono così il potere delle forze conservatrici, impedendo la creazione di un consenso di massa alla monarchia che era uno dei suoi maggiori obiettivi. In politica estera, la sua intenzione di trasformare la Germania in una potenza mondiale (che si espresse in primo luogo nel suo deciso sostegno alla costruzione di una flotta da guerra che rivaleggiasse con quella inglese) e il suo acceso desiderio di acquisizioni coloniali portarono al riavvicinamento franco-russo (1894) e a crescenti attriti con l’Inghilterra, spingendo il paese nell’isolamento internazionale. L’uso spregiudicato dei grandi poteri attribuitigli dalla costituzione del 1871 (la facoltà di nominare il cancelliere e il comando supremo di esercito e marina) e la sua crescente propensione al governo personale, hanno spesso indotto a considerarlo un autocrate. La recente storiografia, tuttavia, sottolinea invece come il suo più grave errore sia stato quello di non essere riuscito a imporsi sugli interessi economici e politici organizzati che condizionarono sempre di più la politica interna e soprattutto estera della Germania, e di averli assecondati invece di frenarne le mire. Durante la prima guerra mondiale (1914-18), il suo regime personale fu peraltro fortemente condizionato dal ruolo preponderante assunto dallo stato maggiore dell’esercito nelle persone dei generali Hindenburg e Ludendorff. Costretto a lasciare il potere nel novembre del 1918 dalla sconfitta militare e dallo scoppio della rivoluzione in Germania – che portò alla proclamazione della repubblica – si recò in esilio in Olanda, dove trascorse il resto della sua vita.