pelagianesimo

Dottrina eretica propugnata dal monaco irlandese Pelagio (360-422 circa). Suscitò nel V secolo una grande controversia che coinvolse il cristianesimo occidentale. Il pelagianesimo riponeva la chiave della salvezza nelle opere e nei meriti umani, a scapito dell’azione redentrice di Cristo. In tal modo destituiva di valore il peccato originale, il battesimo e la stessa chiesa in quanto istituzione di salvezza. Dopo la scomunica di un allievo di Pelagio, Celestio (411), il vigoroso impegno controversistico di Agostino d’Ippona ottenne nel 416 nuove condanne del pelagianesimo da parte dei vescovi africani e l’intervento, l’anno seguente, di papa Innocenzo I. Le esitazioni del successore di Innocenzo, Zosimo, furono rimosse dall’intervento antipelagiano dell’imperatore Onorio, mobilitato ancora una volta dai vescovi africani. Il pontefice, con un documento noto come Tractoria (418), condannò Pelagio e la sua dottrina. Il pelagianesimo continuò tuttavia a diffondersi, talora in forme attenuate, nella Gallia, in Britannia e in Oriente e rimase nei secoli successivi una latente tentazione dottrinale, che nel XVI secolo fu contestata nuovamente dai protestanti, fautori della giustificazione per fede.