Gracco, Tiberio Sempronio

(Roma 162, † ivi 133 a.C.). Uomo politico romano. Figlio dell’omonimo censore, cognato di Scipione Emiliano, si segnalò più volte durante il servizio militare e come questore in Spagna. Tribuno della plebe nel 133, tentò di porre in atto un programma di riforme che alleviassero le profonde sperequazioni sociali che tormentavano l’Italia. Propose pertanto una legge agraria che fissava a 500 iugeri per ogni capo famiglia – più 250 iugeri per ogni figlio maschio – il limite massimo per le occupazioni di ager publicus; le terre in esubero sarebbero state confiscate da una commissione e ridistribuite ai bisognosi. La proposta di Tiberio, lungi dall’essere realmente rivoluzionaria, mirava a impedire la disgregazione sociale e militare della repubblica, ma trovò nei senatori un’ostinata opposizione. Essi guadagnarono alla propria causa il tribuno Marco Ottavio che ricorse al suo potere di veto, ma fu fatto destituire da Tiberio come nemico del popolo. Venne approvata la legge agraria e, immediatamente dopo, un’ulteriore proposta del tribuno per cui veniva messo a disposizione dei nuovi proprietari il tesoro di Attalo III di Pergamo, ricevuto allora in eredità dal popolo romano. Compromessi così definitivamente i rapporti con il senato e temendo per la propria vita, qualora avesse perduto l’immunità di cui godevano i tribuni, Tiberio ripresentò la propria candidatura al tribunato della plebe per l’anno successivo e fu accusato di aspirare alla tirannide. Riunitasi l’assemblea elettorale sul Campidoglio, i senatori guidati da Publio Cornelio Scipione Nasica la dispersero; preso alla sprovvista Tiberio fu ucciso insieme ad alcuni sostenitori.