L’Europa alla fine del XII secolo

Europa Il medioevo

Un evento determinante per la definizione dell’area di sviluppo della civiltà occidentale fu l’espansione degli arabi a partire dal VII secolo. Essa produsse una profonda frattura rispetto all’antica civiltà romana: le invasioni dei popoli germanici avevano travolto le istituzioni politiche dell’impero, ma ne avevano conservato le fondamenta sociali, economiche e culturali; i territori conquistati dagli arabi, invece, subirono una radicale trasformazione nell’assetto sociale, culturale e religioso. Il Mediterraneo perse la propria unità e si divise in tre aree di civiltà: islamica nel Nord Africa e nel medio oriente, bizantina nell’Europa orientale e romano-germanica nell’Europa occidentale. L’espansionismo islamico minacciò di costruire un nuovo impero unitario intorno al Mediterraneo, ma la sconfitta subita dagli arabi a Poitiers (732) ad opera dei franchi di Carlo Martello scongiurò tale pericolo. Nella storia dell’Europa occidentale ebbe grande rilievo la formazione dell’impero carolingio (800) da parte del re franco Carlo Magno. L’ambizioso progetto si rivelò fragile e precario e non sopravvisse alla morte del suo autore, ma come primo tentativo di unificare l’occidente su basi cristiane, romane e germaniche esercitò grande influenza sul futuro del continente. L’opera di cristianizzazione dei popoli non ancora convertiti, attuata da Carlo Magno talvolta con brutalità, si inserì in un disegno di unificazione politico-religiosa che non fu travolto dalla dissoluzione dell’impero. A partire da questo periodo, anzi, e per tutto il corso del medioevo, la civiltà europea identificò se stessa con la “respublica christiana”. Un contributo alla creazione della coscienza di un’identità cristiana occidentale venne dalle “scholae palatinae”, fondate dall’imperatore con la collaborazione dei più insigni intellettuali dell’epoca. Nei secoli successivi la cristianizzazione dei popoli europei fu completata dalla conversione, al rito romano o bizantino, di slavi, bulgari, normanni, russi, ungari, polacchi e dalla “reconquista” al cristianesimo delle aree islamizzate della Sicilia (a opera dei normanni) e della Spagna (in un lungo processo terminato nel 1492). Dall’XI al XIV secolo non fu quasi mai usato il termine “Europa”, bensì quello di “christianitas”, indicativo dell’elemento comune che legava in unità i diversi popoli. Nel basso medioevo la chiesa produsse un organico progetto di società, strutturata nei tre ceti degli “oratores”, “bellatores” e “laboratores” e fondata sull’identità religiosa. La “respublica christiana” si articolò in un’ampia varietà di soluzioni politiche – regni, principati, vescovati, comuni, città libere – che il Sacro Romano Impero non riuscì a ricondurre a unità nemmeno sotto le dinastie o le personalità più forti (come i Sassoni nel X secolo, Enrico IV nell’XI e gli Svevi nel XII-XIII). I papi, soprattutto i più energici (Gregorio VII, Innocenzo III, Bonifacio VIII), si proposero come suprema autorità “super partes”, garante della pace e della giustizia. La pace tra i cristiani non escluse, anzi implicò la guerra agli infedeli: dalla fine dell’XI a quella del XIII secolo la chiesa promosse numerose crociate sia contro i musulmani (in oriente e in Spagna), sia contro gli eretici (è noto lo sterminio degli albigesi nella crociata bandita da Innocenzo III nel 1209). Nello stesso periodo le università, controllate dal clero, produssero una cultura che, circolando a livello internazionale, contribuì alla formazione di una comune coscienza europea e cristiana. Anche l’uso universale della lingua latina nella cultura dotta concorse all’avvicinamento degli intellettuali dell’intero continente. Nel XIV secolo iniziò la crisi dei grandi poteri universali del papato e dell’impero. Gli stati di dimensione nazionale (Francia, Inghilterra, poi Spagna) o regionale (signorie italiane, stati tedeschi) rivendicarono la propria sovranità, che non riconosceva la superiore autorità del papa o dell’imperatore. Furono emblematici, da questo punto di vista, il conflitto che oppose il re di Francia Filippo IV il Bello a Bonifacio VIII e il trasferimento della corte pontificia da Roma ad Avignone (1305-1377), sotto il controllo politico dei re di Francia. A livello teorico vi fu chi (come Dante Alighieri) sostenne ancora la funzione universale dell’impero come garanzia della pace e dell’unità del genere umano, ma si svilupparono nuove concezioni più aderenti alla nuova situazione. Pierre Dubois, per esempio, propose di affidare la tutela del “summum bonum” della pace non più all’imperatore, ma a una confederazione di stati nazionali indipendenti (“superiorem non recognoscentes”), legati da norme comuni per superare i conflitti. Non mancarono nei secoli seguenti vagheggiamenti dell’antico ideale universalistico, in riferimento talvolta all’autorità papale (Pio II), talvolta al potere imperiale (Mercurino da Gattinara) e talvolta a entrambi i poteri (Leibniz). Ci furono anche tentativi concreti di rifondare l’unità delle genti cristiane o degli stati europei, ma nessuno di essi ebbe successo. Fu assai significativa in questo senso la parabola dell’imperatore Carlo V il quale, educato all’ideale universalistico di Mercurino da Gattinara e ai valori del cristianesimo erasmiano, cercò con ogni mezzo di imporre la propria egemonia politica sul continente e il controllo religioso dell’impero. Egli dovette tuttavia accettare la frantumazione religiosa prodotta dalla Riforma protestante (pace di Augusta, 1555) e abdicare dividendo l’impero tra il fratello Ferdinando I e il figlio Filippo II. Nel XV secolo ai processi di trasformazione politica si aggiunse un grande movimento di rinascita culturale e spirituale, che si espresse nelle stagioni del Rinascimento e Umanesimo. Gli umanisti cercarono nel recupero della cultura classica latina e greca l’impulso per ridare all’uomo centralità nell’universo e orgoglio della propria dimensione terrena, sostituendo la medievale visione del mondo teocentrica, trascendente e ascetica con una prospettiva antropocentrica. Nella nuova atmosfera spirituale furono esaltate la libertà e la dignità dell’uomo, “faber fortunae suae”. Gli umanisti attribuirono all’uomo il dovere di utilizzare al meglio le doti ricevute da Dio attraverso una vita attiva e impegnata, anche in campo civile e politico. L’Umanesimo nacque in Italia, ma fu un movimento di dimensione europea ed ebbe in Erasmo da Rotterdam l’intellettuale che si batté con maggior tenacia per affermare la pace come valore assoluto e per ricostruire l’unità dei popoli cristiani al di là di ogni differenza politica e confessionale. La nuova cultura rafforzò il senso dell’identità europea degli intellettuali, grazie anche alla maggiore circolazione di libri in seguito all’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg (1450). L’Europa, frazionata politicamente e religiosamente, si trovò così unita come “respublica litterarum”. Un evento di fondamentale importanza nella storia del continente fu la caduta dell’impero romano d’Oriente. Esso fu conquistato nel 1453 dai turchi ottomani, che imposero per secoli nella zona balcanica strutture sociopolitiche asiatiche e la religione islamica. Dopo la caduta di Bisanzio, il centro della religione ortodossa divenne Mosca, il cui zar Ivan III, che aveva sposato la figlia di Tommaso Paleologo, ultimo imperatore bizantino, trasformò la chiesa bizantina in chiesa nazionale dell’impero russo.