albigesi

Fu uno dei più cospicui raggruppamenti ereticali costituitosi nel sud della Francia a partire dal 1145-55 intorno alla città di Albi (donde il nome, imposto peraltro dagli avversari) e formato in larga misura da catari. I due gruppi, sostanzialmente, coincidono, sono nomi diversi di una stessa comunità, alla quale si unirono sia seguaci del monaco Enrico sia forse anche un certo numero di valdesi. Critici verso una chiesa mondanizzata e quindi delegittimata, gli albigesi si caratterizzarono per una vita di alto tenore morale e per un corpus dottrinale che, oltre a un dualismo più o meno marcato di derivazione bogomila, sembra essere stato fortemente influenzato dal pensiero di Origene. Organizzati in diocesi, si posero arditamente come chiesa cristiana alternativa a quella romana. Talvolta protetti da alcuni signori e nobili del sud della Francia desiderosi di affermare la propria autonomia rispetto alla corona francese – tra questi soprattutto il conte di Tolosa Raimondo VI – gli albigesi furono fatti oggetto della prima crociata antieretica della storia cristiana. Indetta da Innocenzo III nel 1209 e durata un ventennio, essa non riuscì peraltro a distruggere del tutto la comunità albigese ma la decimò e disperse. L’Inquisizione, attiva anche contro gli albigesi a partire dal 1244, completò l’opera: intorno al 1330 gli albigesi non esistevano più, tranne pochi superstiti nell’Italia nord-orientale e in Sicilia.