visigoti

Popolazione polietnica del ceppo dei goti. Il loro primo impatto con l’impero romano risale al IV secolo quando, oltrepassato il Danubio, occuparono la diocesi di Tracia seguiti dagli ostrogoti e dagli unni, tanto che l’imperatore Valente dovette affrontarli immediatamente nella battaglia di Adrianopoli (378) in cui egli stesso perse la vita e l’esercito romano fu completamente distrutto. Il successore Teodosio decise allora di adottare nei loro confronti una politica di tolleranza che prevedeva l’accoglienza delle tribù visigote nei confini romani tra il Danubio e i Balcani e una certa autonomia in cambio di partecipazione militare, in qualità di foederati, nella difesa dei confini. Nel 395 tuttavia, guidati da Alarico (395-410), essi si ribellarono invadendo tutta la penisola balcanica fino a Costantinopoli e all’estremità meridionale della Grecia, e saccheggiando la Tracia e l’Illirico. Ancora una volta l’imperatore dovette far loro una concessione: nominò il re Alarico capo supremo delle milizie (magister militum) nell’Illirico, per timore che questi potesse accordarsi con il generale vandalo Stilicone, incaricato da Roma di sottrarre a Costantinopoli il controllo su quella provincia. Una violenta reazione antigermanica in Oriente portò tuttavia alla graduale estromissione dei goti dall’esercito, fino alla totale espulsione dall’Illirico. La parte orientale dell’impero romano si liberò così di Alarico e dei suoi sudditi che si diressero in Italia riuscendo, dopo tre anni di tentativi, a occupare e a saccheggiare Roma (410). Incoraggiati da questi successi, i visigoti concepirono il piano di raggiungere l’Africa attraverso l’Italia, ma giunti in Calabria Alarico morì e le sue truppe ripresero la marcia a ritroso fino in Gallia. Di lì a poco, guidati dal re Ataulfo (410-15) che aveva sposato la principessa romana Galla Placidia, si spinsero anche in Spagna dove si scontrarono con i vandali e gli alani. Fallito un altro tentativo di portarsi in Africa, si insediarono stabilmente in Aquitania, tra la Loira e i Pirenei, e in Settimania, la costa mediterranea tra la foce del Rodano e i Pirenei. In Aquitania essi instaurarono un clima di buona convivenza con i gallo-romani, a cui venne riservato il pagamento delle tasse senza l’obbligo del servizio militare, che spettò esclusivamente agli invasori. Nel 507 il regno di Aquitania, che aveva come centro Tolosa, cadde nelle mani dei confinanti franchi mentre, grazie all’intervento di Teodorico, re degli ostrogoti, i visigoti conservarono in Gallia la Settimania. Velocemente estesero il proprio dominio su quasi tutta la penisola iberica creando, sotto il re Leovigildo (568-86), un solido regno di cui centro politico fu Toledo e che abbracciava pressappoco l’intero territorio dell’attuale Spagna. Qui si avviò un processo di assimilazione tra la popolazione latina e i visigoti, ulteriormente accelerato dalla loro conversione dall’arianesimo al cattolicesimo (589). Il dominio visigoto fu interrotto dalla conquista araba della Spagna (711), che non riuscì tuttavia a cancellare totalmente gli effetti della integrazione culturale goto-ispanica.