Trockij, Lev Davidovic

Pseudonimo di Leiba Bronstein (Janovka, Ucraina, 1879, † Città del Messico 1940). Uomo politico sovietico. Oppositore fin dalla giovinezza dell’autocrazia zarista, nel 1897 fondò a Odessa l’“Unione russa meridionale dei lavoratori”. Nel 1899 fu mandato in esilio in Siberia, ma nel 1902 riuscì a fuggire a Londra, dove entrò in contatto con i circoli marxisti russi in esilio e collaborò con la rivista “Iskra”. Sempre a Londra, nel 1903, al II Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), fece fronte comune con i menscevichi guidati da Martov contro le posizioni di Lenin e dei bolscevichi. L’anno successivo formulò le proprie critiche a Lenin ne I nostri compiti politici, in cui oppose al progetto di un partito centralistico di rivoluzionari di professione la propria preferenza per un partito democratico di massa. Nel 1905 tornò in Russia per partecipare da protagonista alla rivoluzione, che lo vide presidente del Soviet di Pietroburgo. Nel 1906 espose, in Bilanci e prospettive, la teoria della rivoluzione permanente, che sviluppò anche in opere successive. Dopo il fallimento della rivoluzione, fu nuovamente costretto all’esilio all’estero, dove per anni cercò inutilmente di ricucire l’unità del partito. La guerra mondiale lo vide convinto pacifista e sostenitore della “guerra senza vinti né vincitori”. Tornò in Russia solamente in occasione della rivoluzione del 1917. Giunto a Mosca nel mese di maggio, a luglio si schierò al fianco dei bolscevichi e a settembre diventò presidente del ricostituito Soviet di Pietrogrado. Entrò a far parte del nuovo governo in qualità di commissario del popolo agli esteri. Dopo la firma della pace di Brest-Litovsk (1918), divenne commissario alla guerra negli anni della guerra civile e delle invasioni straniere (1918-22). Creò l’Armata rossa, dimostrando grandi qualità organizzative, che ne fecero uno degli eroi più amati della rivoluzione. Nella fase del “comunismo di guerra” (1918-21) fu favorevole alla militarizzazione dei lavoratori e fu tra i responsabili della repressione della rivolta di Kronstadt del 1921, giustificata con l’eccezionalità della situazione. Fu però tra i primi a voler cambiare direzione politica e collaborò con Lenin per inaugurare la NEP. Durante la malattia di Lenin, nel 1923, intravide i rischi di burocratizzazione della vita del partito e ripropose la teoria della rivoluzione permanente, secondo la quale i destini della Rivoluzione russa erano strettamente legati a una più generale rivoluzione europea e mondiale. Nel 1924, dopo la morte di Lenin, scrisse le Lezioni dell’ottobre per ribadire la necessità di un rilancio di iniziativa rivoluzionaria, al fine di evitare le degenerazioni burocratiche. Nella lotta per la successione a Lenin fu sconfitto da Stalin. Lo scontro avvenne su una serie di divergenze strategiche: 1) la vita interna del partito era concepita in modo democratico da Trockij, autoritario da Stalin; 2) Stalin intendeva continuare la NEP, mentre Trockij spingeva per la collettivizzazione delle terre e l’industrializzazione del paese; 3) alla teoria della rivoluzione permanente, Stalin opponeva la strategia del “socialismo in un solo paese”. Nel 1925, abbandonato ogni incarico di governo, appoggiò la proposta di collettivizzazione forzata dell’economista E.A. Preobrazenskij. Nel 1926 riuscì a coinvolgere il centro del partito (Zinov’ev, Kamenev) contro Stalin, che nel 1927 lo fece espellere con i suoi alleati. Nel 1928, deportato ad Alma Ata, cercò di organizzare l’opposizione, ma nel 1929 fu espulso dall’URSS. Passò il resto della vita in esilio, peregrinando in numerosi paesi, dall’isola di Prinkipo in Turchia, alla Francia, alla Norvegia, al Messico, dove trascorse gli ultimi anni. Nel 1930 scrisse La mia vita e La rivoluzione permanente ; nel 1932 pubblicò la Storia della Rivoluzione russa e nel 1937 La rivoluzione tradita, in cui criticò la degenerazione staliniana come un “termidoro sovietico”. Ebbe sempre fiducia nella possibilità di correggere le deviazioni dello stato sovietico con una nuova rivoluzione, non più economica, ma politica, che restituisse alla classe operaia il potere sottrattole dal partito burocratizzato e dominato da Stalin. Fu acuto osservatore degli eventi politici dell’epoca, dalle vicende cinesi, che dimostravano l’impossibilità di un’alleanza del partito comunista con la borghesia del Guomindang, all’affermazione del nazismo in Germania. Criticò la politica della Terza Internazionale: in un primo tempo perché la teoria del socialfascismo aveva indebolito e diviso la classe operaia di fronte all’ascesa del nazismo; successivamente, dopo la svolta del VII Congresso del 1935, perché la linea dei fronti popolari perdeva di vista gli obiettivi della lotta di classe in nome di una generica difesa della democrazia borghese. Il moderatismo politico del fronte popolare fu, a suo avviso, responsabile anche del fallimento della rivoluzione spagnola. Nel 1938 fondò a Parigi la Quarta Internazionale, raccogliendo i gruppi di marxisti che in tutto il mondo si stavano formando in opposizione allo stalinismo dei partiti comunisti. Nel 1940 fu ucciso presso Città del Messico, da Ramón Mercader, un sicario di Stalin.