Rivoluzione permanente

Teoria politica elaborata da Parvus e poi ripresa soprattutto da Trockij in Bilanci e prospettive (1906), nelle Lezioni dell’ottobre (1924) e ne La rivoluzione permanente (1930). I suoi elementi fondamentali sono: 1) la necessità di saldare la rivoluzione democratica con quella socialista in paesi arretrati come la Russia; 2) l’esigenza di inserire la rivoluzione socialista di un solo paese nel contesto di una rivoluzione mondiale, che coinvolga soprattutto gli stati capitalistici più avanzati. Trockij era convinto che nell’età dell’imperialismo non fosse possibile raggiungere un equilibrio sociale stabile entro forme democratico-borghesi e che l’alternativa inevitabile fosse tra la rivoluzione “che si arresta solo con la totale liquidazione della società divisa in classi” e la controrivoluzione. Nei paesi arretrati come la Russia era possibile, a suo parere, che la rivoluzione proletaria saltasse la fase democratico-borghese e avviasse un’esperienza socialista prima che in quelli avanzati. L’interdipendenza mondiale dell’economia contemporanea, tuttavia, imponeva alla rivoluzione socialista di non arrestarsi alla singola nazione, ma di estendersi a livello mondiale, pena il fallimento. Nella Storia della Rivoluzione russa (1932) Trockij spiegò che lo sviluppo di un paese arretrato, dopo la rivoluzione, è caratterizzato dalla compresenza e dallo scontro di forme arcaiche e moderne di organizzazione socioeconomica: si tratta della “legge dello sviluppo combinato”. Solo l’estensione ai paesi più avanzati della rivoluzione socialista può consentire a quelli arretrati di risolvere positivamente le proprie contraddizioni. Inoltre la costruzione di un socialismo integrato a livello mondiale è condizione imprescindibile per sanare le inevitabili disarmonie economiche dei singoli paesi (mancanza di alcune materie prime, ecc.). Altro aspetto fondamentale della teoria della rivoluzione permanente è la natura sociale che deve caratterizzare il blocco rivoluzionario. Trockij sosteneva che, nell’età dell’imperialismo, la borghesia è sempre controrivoluzionaria e che è impossibile una sua alleanza col proletariato: il massacro di Shanghai del 1927, in cui le truppe del Guomindang sterminarono i militanti comunisti, aveva a suo giudizio dimostrato l’improponibilità di una tale coalizione. Naturali alleati della classe operaia sono invece i contadini, i quali tuttavia, per la loro ambigua natura sociale, oscillano tra la propensione borghese per la proprietà privata e la politica socialista del proletariato. Il blocco rivoluzionario dev’essere pertanto saldamente guidato dalla classe operaia, che prema affinché i contadini si liberino delle radici piccolo-borghesi e si orientino verso la moderna economia industriale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Trockij credeva che il conflitto potesse favorire la rivoluzione comunista internazionale.