Partito democratico della sinistra e Democratici di sinistra

Formazione politica fondata a Rimini nel febbraio 1991, durante il XX congresso del Partito comunista italiano, che portò allo scioglimento del partito. Il progetto di trasformare il vecchio partito comunista in un nuovo partito, non più legato all’ideologia marxista-leninista e al modello sovietico, e quindi aperto a tutte le forze della sinistra democratica italiana, era presente già da tempo nel PCI, ma venne accelerato dal crollo dei sistemi comunisti nell’est europeo avvenuto nel 1989-91. L’ultimo segretario del PCI, Achille Occhetto, aveva lavorato con energia per operare la trasformazione ideologica e il cambiamento del nome del partito, dividendo i dirigenti e i militanti comunisti in uno schieramento maggioritario favorevole alla sua proposta e in uno minoritario (il “fronte del no”), contrario all’abbandono della tradizione comunista. Nel congresso di Rimini la maggioranza occhettiana determinò lo scioglimento del PCI e la fondazione del PDS, mentre una parte del “fronte del no”, capeggiata da Armando Cossutta, Sergio Garavini e Lucio Libertini diede vita, qualche tempo dopo, al Partito della Rifondazione comunista. Il PDS riprodusse al proprio interno la divisione in correnti che aveva caratterizzato gli ultimi anni della vita del PCI, con un centro, che si riconosceva nel segretario Achille Occhetto, una destra, guidata da Giorgio Napolitano, e una sinistra, i cui leader erano Pietro Ingrao e Antonio Bassolino. Oltre al profondo rinnovamento ideologico, il PDS si impegnò nella ricerca di una strategia capace di portare finalmente la sinistra al governo del paese. Sostenne, con qualche opposizione interna, la riforma elettorale in senso maggioritario, proposta da Mario Segni e approvata dagli italiani nel referendum del 18 aprile 1993, per creare nel sistema politico del paese quella democrazia dell’alternanza, che fattori interni e internazionali avevano fino ad allora impedito. Alle elezioni politiche del 5 aprile 1992 il PDS ottenne il 16,1% dei voti, che, sommati al 5,6% di Rifondazione comunista, non raggiungevano il 26,6% ottenuto dal PCI nel 1987. Nel 1993 il PDS raccolse un primo rilevante successo nelle elezioni amministrative con il nuovo sistema maggioritario: in tutte le maggiori città italiane, tranne Milano, trionfarono i candidati proposti dagli schieramenti progressisti di cui il PDS era componente essenziale. Alle prime elezioni politiche della storia repubblicana celebrate con il sistema semimaggioritario (27-28 marzo 1994), il PDS e il fronte progressista furono sconfitti dal centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, che formò il governo. Al segretario Achille Occhetto subentrò Massimo D’Alema, che portò il partito a un rilevante successo nelle elezioni politiche del 1996, sostenendo l’alleanza con le forze del centrosinistra. Parte integrante e decisiva del governo Prodi (1996-98), il PDS assunse nel 1998 la nuova denominazione di Democratici di sinistra (DS). D’Alema (sostituito alla segreteria da Walter Veltroni nel novembre del 1998) fu capo del governo dal 1998 al 2000, quando, in seguito alle elezioni regionali vinte in aprile dal centrodestra, si dimise dall’incarico. I DS continuarono a far parte del successivo governo Amato (2000-01). Presentatosi alle successive elezioni politiche del 2001 nella coalizione dell’Ulivo ne uscì sconfitto e passò all’opposizione. Duramente contestati, all’indomani della sconfitta elettorale, i DS ripresero il dialogo con le altre forze del centrosinistra, aprendo anche ai cosiddetti movimenti, tra cui soprattutto quella pacifista. In occasione prima delle elezioni del 2004 per il rinnovo del parlamento europeo e poi delle elezioni regionali del 2005, i DS, sotto la guida di Piero Fassino (segretario dal 2001 al 2007), aderirono alla federazione “Uniti nell’Ulivo” insieme ai centristi della Margherita e ai socialdemocratici (SDI) di Enrico Boselli, riportando un’importante affermazione elettorale. Alle elezioni politiche del 2006 i DS si presentarono con la Margherita all’interno di una lista unitaria, l’Ulivo, che aderì alla coalizione di centrosinistra, l’Unione. Dopo la vittoria di margine dell’Unione presero parte all’esecutivo del secondo governo Prodi con nove ministri, 5 viceministri e 23 sottosegretari. Nello stesso anno Giorgio Napolitano fu eletto presidente della Repubblica. Nel frattempo, in occasione del loro IV congresso nazionale (aprile 2007), i DS decisero di dare vita a un nuovo soggetto riformista unitario, il Partito Democratico (PD), nel quale di lì a poco (ottobre 2007) confluirono insieme ai centristi della Margherita.