Maistre, Joseph de

(Chambéry 1753, † Torino 1821). Pensatore politico savoiardo. Di formazione cattolica e gesuitica, intraprese la carriera politico-amministrativa divenendo nel 1787 membro del senato savoiardo, di cui suo padre era stato presidente. Di orientamento tradizionalista e antirivoluzionario, andò in esilio nel 1792. Nel 1803, rientrato al servizio del re di Sardegna, fu inviato come ambasciatore straordinario presso la corte di San Pietroburgo, dove rimase fino al 1817. Passò infine il resto della sua vita come ministro dello stato sabaudo a Torino. L’importanza storica di Maistre è legata alla fortuna del pensiero controrivoluzionario, alla sua fama di acerrimo oppositore della Rivoluzione francese e di eminente scrittore politico collocato nel filone del romanticismo cattolico, tanto teocratico e legittimista quanto antiliberale e antimoderno. Dalle sue opere – lo Studio sulla sovranità (1795), le Considerazioni sulla Francia (1796), Il papa (1819) e Le serate di San Pietroburgo (1821) – emerge una visione provvidenzialistica della storia, secondo cui le istituzioni (frutto della tradizione e della civilizzazione del tempo passato) non possono essere il risultato di astrazioni rivoluzionarie e di elaborazioni arbitrarie e improvvise. Princìpi portanti della sua concezione politica sono perciò la monarchia ereditaria, la sovranità regale assoluta di diritto divino, la funzione dirigente dell’aristocrazia nobiliare, la negazione della libertà vista come conquista dal basso (sebbene poi Maistre non fosse del tutto alieno dal pensare a diritti particolari derivanti da concessioni sovrane). La rivoluzione era bollata come un “gesto di follia”, una “punizione” per le colpe dei popoli delle quali era necessario pentirsi. A essa occorreva opporre la controrivoluzione e la restaurazione della saggezza della tradizione. A completamento di tali enunciazioni, Maistre poneva il ruolo fondamentale della religione cattolica e del potere assoluto del papa.