Restaurazione

Con il termine “Restaurazione” si indica in generale il ripristino dell’assetto geopolitico europeo dopo gli sconvolgimenti provocati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Compiuto dalle potenze vincitrici della Francia (Austria, Inghilterra, Prussia, Russia) in base ai principi di equilibrio tra gli stati e di legittimità dinastica sanciti dal congresso di Vienna (1814-15), esso diede il nome al periodo della storia europea compreso tra il congresso di Vienna e le rivoluzioni del 1848 (età della Restaurazione).

  1. Dal 1815 al 1830
  2. Dal 1830 al 1848
1. Dal 1815 al 1830

Le decisioni prese a Vienna furono rafforzate dalla formazione della Santa Alleanza (settembre 1815) a opera di Russia, Austria e Prussia (cui aderirono tutti i sovrani europei, anche la Francia di Luigi XVIII nel 1818), e della Quadruplice Alleanza (novembre 1815) comprendente anche l’Inghilterra, in funzione antifrancese e antirivoluzionaria. Ma la situazione politica generale era più articolata. In primo luogo, l’Inghilterra voleva tenere sotto controllo la Francia, ma senza legarsi troppo alle monarchie assolute e alle forze più oscurantiste; inoltre, le profonde trasformazioni nei rapporti di proprietà e nelle strutture amministrative provocate in molti stati dal dominio napoleonico indussero parte delle classi dirigenti della Restaurazione, timorose di nuove agitazioni sociali, a conservare o adattare le modifiche istituzionali, contrapponendosi così alle correnti più reazionarie fautrici di una Restaurazione pura e semplice delle monarchie per diritto divino; infine, il ritorno di sovrani conservatori o reazionari, la ridistribuzione di molti territori senza tenere conto delle aspirazioni degli abitanti (dovuta all’esigenza delle potenze vincitrici di Napoleone Bonaparte, di prevenire una nuova aggressione francese e di stabilire un equilibrio internazionale), il ristabilimento della piena alleanza tra la monarchia, l’aristocrazia e la chiesa alimentarono presto il nazionalismo e il liberalismo in ascesa. Insieme al Romanticismo e alle idee politico-sociali di pensatori come Burke e Hegel, de Bonald e de Maistre, queste correnti caratterizzarono il generale clima politico e culturale della Restaurazione, in una complessa dialettica politica che ebbe sviluppi ed esiti diversi a seconda delle varie situazioni nazionali. Un ruolo di primo piano ebbe anche l’operato della carboneria e di altre società segrete, unite in una rete di collegamenti internazionali che contribuirono alla diffusione delle idee liberali e allo scoppio delle prime rivolte contro i governi della Restaurazione. Nel 1820-21 moti scoppiati in Spagna e Italia (Piemonte e Regno di Napoli) riuscirono a imporre costituzioni liberali, ma furono presto repressi dall’intervento francese i primi, austriaco i secondi; nel 1825 fallì anche la rivolta dei decabristi in Russia. L’unica rivolta vittoriosa fu l’insurrezione della Grecia per l’indipendenza dall’impero ottomano, che, iniziata nel 1821, sollevò l’entusiasmo dei liberali europei assurgendo a simbolo dei nuovi princìpi; l’indipendenza fu ottenuta nel 1829, grazie all’intervento militare di Inghilterra, Francia e Russia. Ritiratasi nel 1820 dalle ingerenze negli affari interni di altri paesi, l’Inghilterra, patria del liberalismo politico ed economico, emerse come sostenitrice dei movimenti di indipendenza nazionale, e del governo costituzionale in Grecia e Portogallo, facendo così saltare sia la Quadruplice Alleanza che il sistema nato dal congresso di Vienna. Anche la Santa Alleanza entrò in crisi per il contrasto tra Russia e Austria sulla questione d’Oriente. Inoltre, l’operato delle società segrete, malgrado il loro fallimento, mise in luce le debolezze dei regimi e contribuì alla maturazione politica delle opposizioni.

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2. Dal 1830 al 1848

L’approfondirsi dei contrasti tra liberalismo e conservatorismo e il rafforzamento delle aspirazioni nazionali, insieme alla cattiva situazione economica, provocarono nel 1830-31 una seconda ondata rivoluzionaria europea, che fu accesa dalla rivoluzione del luglio 1830 in Francia. Dopo quasi un decennio di governo reazionario il re Carlo X fu deposto da un’insurrezione popolare e sostituito dal liberale Luigi Filippo d’Orléans, sostenuto dall’alta borghesia degli affari e della finanza, che inaugurò così il suo periodo aureo. Sulla scia degli eventi francesi, nell’agosto scoppiò l’insurrezione del Belgio, che richiedeva l’indipendenza dall’Olanda; dopo la promulgazione di una costituzione marcatamente liberale, il paese ottenne l’indipendenza, su iniziativa inglese (novembre 1830-gennaio 1831). Nel novembre 1830 iniziò anche la rivolta della Polonia, sostenuta dalla borghesia e dai militari nazionalisti, per l’indipendenza dalla Russia, che fallì anche per il non intervento della Francia. La fiducia nell’intervento francese stimolò anche la cospirazione in Emilia-Romagna (ducati di Parma e Modena e stato pontificio), che fu però facilmente repressa dall’Austria (febbraio-marzo 1831). Ripercussioni si ebbero anche in Svizzera e in alcuni stati tedeschi (Sassonia, Hannover, Brunswick, Assia-Kassel), dove furono concesse costituzioni, e nella penisola iberica, dove i liberali spagnoli e portoghesi stabilirono alleanze, peraltro precarie, con le rispettive monarchie. Dopo il 1830 i conflitti interni tra forze conservatrici, dinastiche e clericali da un lato e forze liberali, nazionaliste e repubblicane dall’altro divennero un tratto comune della scena politica europea, e si rifletterono a livello internazionale nel riallineamento che vedeva contrapposte Inghilterra e Francia (che nel 1834 formarono con Spagna e Portogallo una Quadruplice Alleanza liberale) ad Austria, Prussia e Russia (riunite nella Santa Alleanza rinata nel 1833). La supremazia della borghesia liberale nei paesi del primo blocco e quella dell’aristocrazia e delle forze conservatrici in quelli del secondo costituirono i due momenti centrali di articolazione della dinamica politica; nel primo il tema dominante divenne il rapporto tra sistema politico e sviluppo economico-sociale, nel secondo continuò ad essere il nesso liberalismo-nazionalismo. In questo contesto si inserì, con rilevanza crescente, l’operato delle forze democratico-repubblicane, del nascente socialismo e delle masse popolari, soprattutto operaie; il confronto tra queste diverse tendenze raggiunse un ulteriore e più complesso livello con le rivoluzioni del 1848, che aprirono una nuova fase della storia politica e sociale in Europa. [Lorenzo Riberi]

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