Internazionale, I-IV

L’internazionalismo, vale a dire la solidarietà tra i lavoratori al di là delle barriere statali al fine di realizzare l’emancipazione del proletariato su scala mondiale, è uno dei punti chiave del marxismo, ma anche del socialismo, del comunismo e dell’anarchismo. Lo stesso Marx fu uno dei principali artefici della Prima Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori), che per la prima volta tentò di riunire le diverse tendenze del movimento operaio nel nome del socialismo “scientifico” di ispirazione marxiana. L’associazione fu fondata a Londra il 28 settembre 1864 su iniziativa di sindacalisti inglesi e francesi, e dopo difficoltà iniziali conobbe un certo sviluppo grazie alla crisi economica del 1867; nel 1870 aveva sezioni in Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Germania, Spagna, Portogallo, Austria, Danimarca e USA. Essa era un organismo centralizzato, dotato di un consiglio generale eletto da un congresso che si riuniva ogni anno e formulava principi e indirizzi politici; l’adesione avveniva prevalentemente su base individuale, e i membri erano riuniti in federazioni nazionali. In un primo tempo l’influenza di Marx, autore degli statuti, fu abbastanza netta; al congresso di Bruxelles (1868) si richiesero la collettivizzazione delle miniere e delle ferrovie e la nazionalizzazione della terra. Ma in seguito si svilupparono contrasti tra marxisti e anarchici (Bakunin), che al congresso dell’Aja (1872) furono espulsi; questa scissione indebolì notevolmente la Prima Internazionale, facendo riemergere contrasti tra le altre correnti. Dopo il congresso di Ginevra (1873) il consiglio generale dell’Internazionale fu trasferito a New York; ma ormai l’associazione esisteva soltanto di nome, e fu sciolta a Filadelfia nel 1876. La Seconda Internazionale fu fondata a Parigi il 14 luglio 1889, su iniziativa dei socialisti marxisti francesi ed europei. Essa si basava sull’adesione di partiti e sindacati nazionali, e non ebbe mai un organo direttivo centrale (solo nel 1900 si diede una segreteria permanente). Immediatamente determinante fu l’influenza del marxismo, e in particolare della socialdemocrazia tedesca (SPD), che fu il partito in essa dominante. La lotta di classe fu proclamata un principio fondamentale (congresso di Bruxelles, 1891), e l’azione politica un mezzo indispensabile per l’emancipazione economica degli operai (congresso di Zurigo, 1893). L’adesione dei partiti socialisti di tutti i paesi europei (molti dei quali ormai partiti di massa), di USA, Canada e Giappone, conferì all’Internazionale grande prestigio politico e morale. Tuttavia, a partire dalla svolta del secolo essa iniziò a subire i contraccolpi delle polemiche tra “riformisti” e “radicali” nella SPD e in altri grandi partiti membri, riflettendo la crescente incertezza circa gli indirizzi da adottare. Allo scoppio della prima guerra mondiale (1914) gli operai dei paesi belligeranti seguirono non i principi pacifisti e internazionalisti, ma il tradizionale patriottismo. L’Internazionale entrò così in crisi profonda: mentre la “destra” dei vari partiti membri sosteneva lo sforzo bellico dei rispettivi paesi, il “centro” condannava il nazionalismo della destra e cercava di pervenire a una pace mondiale, e la “sinistra” seguiva il dettato di Lenin di trasformare la guerra imperialista in rivoluzione mondiale. Le conferenze di Zimmerwald (1915), Kienthal (1916) e Stoccolma (1917) manifestarono queste divisioni e l’impotenza del centro; e la Seconda Internazionale cessò di fatto di esistere. Nel 1923 ad Amburgo la nascita dell’Internazionale Operaia e Socialista riunì i gruppi non comunisti della Seconda Internazionale in un organismo che non aveva né le dimensioni né il prestigio dell’Internazionale di anteguerra. Dopo la seconda guerra mondiale l’Internazionale socialista fu ricostituita a Francoforte nel 1951. La Terza Internazionale (Comintern) fu fondata a Mosca nel marzo 1919 su iniziativa di Lenin, per creare un organo di coordinamento delle forze rivoluzionarie in vista della rivoluzione mondiale che si riteneva imminente; essa riuniva i neonati partiti comunisti e correnti della sinistra socialista. Nel 1920, con i 21 punti, furono poste le condizioni di ammissione all’Internazionale, che sancirono l’allineamento degli aderenti al modello bolscevico. Fin dall’inizio il dominio sovietico sull’Internazionale fu netto: essa aveva sede a Mosca, la sua struttura (un comitato esecutivo e un presidium come organi esecutivi vincolanti) ricalcava quella del partito russo, la rappresentanza sovietica negli organi amministrativi era sproporzionata. Diventata nel 1921 una forza politica di primo piano grazie all’adesione di partiti comunisti di una certa consistenza, l’Internazionale si prefigurò così come strumento degli interessi sovietici più che della rivoluzione mondiale, e come tale seguì tutte le oscillazioni della politica interna ed estera dell’URSS, cambiando più volte indirizzi e alleanze, soprattutto a partire dall’ascesa al potere di Stalin. Proprio per facilitare i suoi rapporti con gli alleati occidentali durante la seconda guerra mondiale, Stalin sciolse l’Internazionale il 15 maggio 1943. Nel 1933 Trockij promosse la fondazione di una Quarta Internazionale che riprendesse il compito rivoluzionario della Terza. Essa venne fondata in Francia nel settembre 1938; si componeva di gruppi di comunisti antistalinisti, e adottò un “programma di transizione” volto a preparare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse operaie. Ma la morte di Trockij (1940) e la seconda guerra mondiale facilitarono la disgregazione dell’Internazionale, che sopravvive tuttora come ente di collegamento e informazione tra piccoli gruppi dell’estrema sinistra.