Gioacchino da Fiore

(Celico, Cosenza, 1130 circa, † San Giovanni in Fiore 1202). Monaco italiano. In età giovanile fu probabilmente pellegrino in Oriente. Ordinato prete nel monastero cistercense di S. Maria di Corazzo, ne fu eletto abate nel 1177. Incoraggiato dai papi Lucio III e Urbano II, si dedicò all’esegesi delle Sacre Scritture componendo tra l’altro la Concordia Veteris et Novi Testamenti, lo Psalterium decem cordarum, l’Expositio in Apocalypsim. Nel 1194 si ritirò nell’eremo di Pietralata per poi fondare in Calabria, sulle montagne della Sila, il cenobio di San Giovanni in Fiore. Nel 1296 ottenne da papa Celestino III l’approvazione della regola. Tra i più importanti rappresentanti del millenarismo medievale, illustrò nei suoi scritti il graduale dispiegarsi della Trinità nella storia del mondo; ma legò la profezia della ventura “età dello Spirito” a una visione di rinnovamento religioso potenzialmente eversiva della chiesa istituzionale. Le sue dottrine furono condannate dal Concilio Lateranense del 1215, ma ebbero per secoli vasta risonanza soprattutto tra i francescani. Anche Dante non fu estraneo ad alcuni stimoli delle sue opere.