Partito nazionalsocialista tedesco

(Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei). Fu fondato nel 1920 sulle radici del Partito dei lavoratori tedeschi (NAP), che aveva visto la luce l’anno precedente a opera di A. Drexler e K. Harrer. Hitler ne divenne il maggior dirigente. Adottò un programma radicale fondato sul rifiuto del trattato di Versailles, l’antisemitismo, l’anticapitalismo populista, l’odio per i socialisti e i comunisti e l’avversione per la repubblica di Weimar. Nel 1921 si dotò di un corpo paramilitare, le SA (Sturmabteilungen), e nel 1923 ispirò a Monaco un colpo di stato, che fallì portando Hitler in carcere e il partito allo scioglimento. Nel 1925 la NSDAP fu rifondata e Hitler, che nel frattempo in prigione aveva dettato il suo programma nel Mein Kampf (La mia battaglia), e decise di seguire la strada della lotta legale, non disgiunta tuttavia dalla ricerca dello scontro violento con gli oppositori. Nel 1926 furono create le SS (Schutzstaffeln), di cui Hitler si servì nel 1934 per eliminare fisicamente le figure ritenute non affidabili all’interno del partito. Dal 1928 al 1932 il successo elettorale della NSDAP fu crescente e incontrastato. Il malcontento prodotto dalla grave crisi economica, sociale e politica che investì la repubblica di Weimar ne fece la prima forza politica del Reichstag. Con l’ascesa al potere di Hitler (1933) e la creazione del regime totalitario, la NSDAP – divenuto partito unico – si identificò progressivamente con lo stato (totalitarismo). Negli anni successivi il partito ebbe un ruolo fondamentale nella repressione delle opposizioni e mobilitò gran parte della società tedesca, con particolare attenzione alla gioventù (fondazione della Hitlerjugend) e all’attività propagandistica per la creazione di un consenso di massa al regime.