Pakistan

Stato attuale dell’Asia occidentale. Fu creato nel 1947 contestualmente alla dissoluzione dell’impero britannico delle Indie e alla nascita dell’Unione indiana, secondo gli orientamenti maturati già all’inizio degli anni Quaranta tra l’élite nazionalista musulmana, favorevole alla costituzione di uno stato islamico separato (per la storia precedente al 1947 si rimanda alla voce India). Il Pakistan (“terra dei puri”) comprendeva allora le regioni del Sind, del Baluchistan, la cosiddetta frontiera di nord-ovest e una parte del Punjab e il Bengala orientale, che vennero inserite, in un contesto cruento e drammatico contrassegnato dalla migrazione di milioni di individui, in un dominion associato al Commonwealth britannico. Il Kashmir, a maggioranza musulmana ma controllato da Nuova Delhi, restò oggetto di una disputa che portò ai conflitti indo-pakistani del 1948 e del 1965. Il Pakistan rimase dominion britannico fino al 1956 quando venne proclamata la repubblica islamica. Si trattava di uno stato che in passato non aveva mai costituito una entità politica sovrana e autonoma, un paese artificiale che risultò diviso in due aree distinte e separate geograficamente, il Pakistan occidentale prossimo all’Afghanistan e all’Iran, e il Pakistan orientale costituito dalle province musulmane del Bengala. Le tensioni etniche e religiose che portarono alla formazione del Pakistan non si esaurirono con l’indipendenza ma si aggravarono ulteriormente e già alla metà degli anni Cinquanta la Lega musulmana perse influenza mentre le forze armate si affermarono nella vita politica. Nell’ottobre 1958, nel contesto di una acuta crisi sociale, venne attuato un colpo di stato che portò al potere il generale Muhammad Ayub Khan. La stabilità relativa degli anni Sessanta, all’insegna della repressione politica e di una moderata modernizzazione dell’economia, non sanò le tensioni etniche e sociali che nel Pakistan orientale portarono alla crescita di istanze separatiste. Nel 1971 il Bengala orientale, che si differenziava per ragioni etniche e linguistiche dal Pakistan occidentale, si separò e con l’appoggio indiano ottenne l’indipendenza (Bangladesh). Nel dicembre del 1971, con l’insuccesso militare per ripristinare il potere di Karachi e la crisi politica rappresentata dalla perdita delle province orientali e dalla nascita del Bangladesh, cadde il governo militare del generale Yahya Khan (che era subentrato nel 1969 a Muhammad Ayub Khan) e giunse al potere il capo del Partito popolare, Zulfikar Ali Bhutto. Il nuovo governo varò provvedimenti di carattere democratico e riformista, ma le difficili condizioni economiche favorirono il ritorno dei militari al potere. Nel 1978, con il colpo di stato del generale Zia ul-Haq, Ali Bhutto fu estromesso e l’anno successivo condannato a morte. Il nuovo regime, dal carattere autoritario e informato al radicalismo islamico, durò fino al 1988 quando Zia ul-Haq morì in un incidente aereo. Poterono allora tenersi le elezioni, in cui si affermò Benazir Bhutto, figlia del leader giustiziato nel 1979, che fu però rovesciata nel 1990 dal presidente Ghulam Ishaq Khan e dai militari con il concorso delle componenti conservatrici del paese. Un nuovo governo di coalizione guidato da Nawaz Sharif fu costituito fino al ritorno al potere di Benazir Bhutto nel 1993. Nel 1996 il governo Bhutto fu sciolto dal presidente Farooq Leghari per accuse di corruzione; e le elezioni del 1997 riportarono Sharif al potere a capo della Lega Musulmana. Sharif, dopo un aspro contrasto, ottenne che il presidente fosse privato del potere di sciogliere il parlamento. La politica estera rimase in primo luogo caratterizzata dalle relazioni tese con l’India. Il governo Bhutto sostenne attivamente i ribelli islamici del Kashmir indiano e dichiarò che il Pakistan intendeva proseguire nel suo programma di armamento atomico. Gli Stati Uniti, che nel 1990 avevano imposto sanzioni contro il Pakistan per il suo programma atomico, nel 1996 cambiarono atteggiamento per favorire le relazioni economiche tra i due paesi. Il fallimento dei negoziati con l’India circa il Kashmir provocò nel 1997 scontri armati. La tensione si acuì ulteriormente nel 1998 in seguito ai test nucleari effettuati sia dall’India sia dal Pakistan, che per la prima volta fu in grado di far esplodere bombe nucleari. Con la mediazione americana nel 1998 i due paesi aderirono a un trattato per il bando degli esperimenti e nel 1999 firmarono la Dichiarazione di Lahore per il miglioramento delle reciproche relazioni. Ma subito dopo indiani e pachistani sperimentarono missili a medio raggio in grado di trasportare testate nucleari. Con un colpo di stato svoltosi nell’ottobre 1999, il generale Pervez Musharraf assunse i pieni poteri, militarizzò la vita politica del paese e, sul piano internazionale, continuò a sostenere il regime dei taliban in Afghanistan fino agli attentati terroristici a New York e Washington dell’11 settembre 2001, quando si schierò a fianco degli USA, suscitando forti proteste da parte della popolazione e dei leader religiosi. Dopo aver reintrodotto la costituzione e ampliato i propri poteri, il generale Musharraf fu confermato alla presidenza da un referendum nel 2002. Nell’ottobre dello stesso anno, il partito di Musharraf, la Lega musulmana pakistana (PML), conquistò la maggioranza assoluta in parlamento, nonostante la forte opposizione dei partiti religiosi raccolti nella Muttahida Majlis-e-Amal (MMA). Nel 2003 il governo pakistano dichiarò unilateralmente il ritiro dal Kashmir e avviò negoziati con l’India. Nel frattempo la situazione interna rimase fortemente instabile a causa di un’escalation della violenza terroristica di matrice fondamentalista. Nel 2007, dopo un durissimo scontro con la Corte suprema, Musharraf fu riconfermato alla presidenza per un altro mandato. Nel dicembre dello stesso anno Benazir Bhutto, tornata in Pakistan in previsione delle elezioni parlamentari dell’anno successivo, fu assassinata nel corso di una manifestazione elettorale. Nel 2008 il partito di Musharraf fu nettamente sconfitto dal Partito popolare pakistano (PPP) guidato da Asif Ali Zardari, che formò un governo di coalizione con a capo Yousaf Raza Gilani. Accusato di gravi violazioni costituzionali, Musharraf fu quindi costretto a dimettersi nell’agosto del 2008, venendo sostituito da lì a poco dallo stesso Zardari. Nonostante la progressiva distensione dei rapporti con l’India, nel 2011, dopo l’assassinio del governatore del Punjab da parte di fondamentalisti islamici, il paese fu scosso da una nuova ondata di violenze a carattere religioso. Nel maggio dello stesso anno, in seguito all’operazione militare americana che portò alla morte di Osama Bin Laden, i rapporti tra Stati Uniti e Pakistan subirono un sensibile inasprimento.