I campi di concentramento e sterminio

nazionalsocialismo Il nazionalsocialismo come regime

Giunti al potere per via legale, i nazisti procedettero alla costruzione del regime con rapidità e sistematicità, ricorrendo a provvedimenti semi-legali e illegali e alla violenza fisica nei confronti non solo degli avversari politici ma anche dei propri alleati conservatori. Grazie al monopolio politico della NSDAP, la compenetrazione tra partito unico e stato fu molto più profonda che nel fascismo italiano. La storiografia ha tuttavia evidenziato come dietro la facciata monolitica del regime operassero molteplici centri decisionali e come la stratificazione degli apparati burocratici costituisse un ostacolo non irrilevante all’esercizio di un unico potere assoluto. Questa natura policratica del regime non va comunque sopravvalutata, dato che esisteva un’ampia concordanza circa le finalità politiche. L’obiettivo, tipico del fascismo, del superamento del liberalismo e dei suoi tratti costitutivi (parlamentarismo, pluralismo politico e sociale) fu raggiunto con la formazione di uno stato totale (totalitarismo) basato sulla finzione di una comunità nazionale organica su base razziale (la “comunità di popolo” costituita dalla superiore razza germanica, e ottenuta con la cancellazione giuridica e sociale degli ebrei e di altre minoranze “devianti”), che trovava la sua concreta incarnazione nel capo carismatico. Il legame irrazionale con il dittatore, il culto e mito del Führer incoraggiato da Hitler e dai suoi più vicini collaboratori, divenne un’efficace ideologia di integrazione cui si accompagnò l’attività di irreggimentazione di massa e di capillare controllo sociale svolta dalla NSDAP e dalle organizzazioni da essa create, nonché l’altrettanto capillare repressione del dissenso a opera di un esteso apparato del terrore. Parte integrante dell’operato del regime fu l’attuazione di un programma di politica estera anch’esso di impronta razziale, fondato sull’annessione alla Germania delle zone di vari paesi europei abitate da minoranze tedesche, e sulla conquista dei territori dell’Europa orientale, la radicalizzazione della politica antiebraica fino allo sterminio fisico (olocausto) e l’assoggettamento dei popoli slavi come schiavi della razza ariana. Da questi propositi ebbe origine la seconda guerra mondiale (1939-45), che pose fine al regime nazionalsocialista in Germania. Date le caratteristiche specifiche e particolarmente violente manifestate dal suo dominio, l’appartenenza del nazionalsocialismo all’ambito del fascismo viene contestata da alcuni storici. In realtà l’unica differenza qualitativa (seppure fondamentale) tra il nazionalsocialismo e il regime fascista italiano consiste nel radicalismo biologico in virtù del quale il razzismo e l’antisemitismo nazisti assursero al rango di principi fondanti dell’ideologia e ispiratori dell’azione politica. Quanto all’estensione del controllo totalitario di stato e società si può invece parlare di differenze soltanto quantitative; per il resto, l’ideologia (escluso il razzismo), la composizione sociale e l’assetto esteriore dei due regimi sono del tutto comparabili. [Lorenzo Riberi]