Gli Hittiti: il nucleo originale e l’espansione

hittiti Il nuovo regno dall’apogeo al crollo (1400-1200 circa a.C.)

Con l’ascesa al trono di Shuppiluliuma I, il cui lungo regno cadde nella prima metà del XIV secolo a.C., il paese di Khatti riprese ed estese, con la conquista dei regni di Khayasha, di Kizzuwatna e soprattutto di quello di Mitanni, il suo ruolo egemone nell’area mediorientale. Il grande sovrano inaugurò il nuovo regno con la costituzione di un vero e proprio impero comprendente gran parte dell’Anatolia ed esteso a sud fino alle sorgenti del fiume Oronte e al Libano: una grande compagine multietnica che i successori si limitarono poi a consolidare e difendere più che a ingrandire ulteriormente. Già il figlio di Shuppiluliuma, Murshili II, non appena salito al trono si trovò a dover fronteggiare una difficile situazione interna, dovuta al dilagare della pestilenza in un paese stremato dalle guerre e alla sollevazione generale dei paesi di recente conquista. Pur riuscendo a sedare la rivolta e a estendere ancora il controllo hittita sul regno di Arzawa, nell’Anatolia occidentale, si incominciò a evidenziare allora, per poi accentuarsi con il successore di Murshili II, Muwatalli, una dicotomia fra l’area settentrionale, continuamente minacciata o addirittura fuori dal controllo del potere centrale, e quella meridionale del grande impero. Muwatalli dovette anzi riconoscere questa situazione e accettare di fatto una sorta di spartizione dell’impero con il fratello (il futuro Khattushili III), al quale venne affidato il governo del “paese alto” e il compito di consolidare la frontiera con i kaskei, mentre egli stesso si trovò a fronteggiare, nell’area meridionale, il nuovo espansionismo egiziano e assiro. La battaglia di Qadesh – che vide opporsi intorno al 1274 a.C. gli eserciti di Muwatalli e quelli di Ramesse II e che venne significativamente presentata dalle due storiografie ufficiali come una vittoria hittita o egiziana – segnò in effetti l’arresto dell’offensiva condotta in Siria dai faraoni della XIX dinastia e comportò un definitivo riconoscimento, da parte delle due potenze, delle rispettive sfere di influenza in un’area sulla quale si stava ora profilando anche la nuova minaccia dell’espansionismo assiro. Alla morte di Muwatalli si aprì comunque un’ennesima crisi dinastica, risoltasi con la presa del potere da parte del fratello di questi Khattushili III, al cui nome fu legato il trattato di pace e amicizia stipulato fra l’impero hittita e l’Egitto. Gli anni seguenti, nonostante il successo di alcune operazioni quali la conquista di Cipro da parte del sovrano Shuppiluliuma II (1205-1195 circa a.C.), registrarono nel complesso un peggioramento della situazione interna e un ridimensionamento del prestigio dell’impero hittita sul piano internazionale. Lo scontro con gli assiri determinò infatti la perdita di alcuni territori (in particolare di Khanigalbat), mentre l’area siriana sfuggì al controllo del potere centrale per raccogliersi intorno alla città di Karkemish, che divenne in seguito il nuovo polo di riorganizzazione, su base regionale, del mondo hittita dopo il crollo dell’impero. Rapido fu anche il deterioramento della situazione politica e socioeconomica durante il regno di Tudkhaliya IV (1260-25 circa a.C.), di Arnuwanda III (1225-1205 circa a.C.) e dell’ultimo sovrano, Shuppiluliuma II. Il sistema vassallatico non riuscì più a garantire la fedeltà dei rapporti personali fra il re e i grandi del regno; il tasso di natalità diminuì contribuendo allo spopolamento di intere aree, soprattutto quelle più interne; l’agricoltura conobbe anni particolarmente difficili, che comportarono la fine della tradizionale organizzazione per comunità di villaggi e la rovina per molti contadini. A questo contesto di grave crisi si sovrappose poi, all’inizio del XII secolo, l’invasione dei cosiddetti popoli del mare, che travolsero la resistenza organizzata nell’Anatolia settentrionale e dilagarono verso sud sguarnendo le difese hittite e aprendo la strada ad altri invasori, i frigi, i quali penetrarono a loro volta entro i confini, distrussero la capitale Khattusha e finirono poi con l’insediarsi nell’Anatolia centrale.