L’Europa dopo la pace di Aquisgrana (1748)

Germania L’emergere della potenza prussiana (1648-1786)

Nella seconda metà del XVII secolo i rapporti di forza nell’area tedesca iniziarono a modificarsi in modo radicale per effetto di tre processi concomitanti. Innanzitutto, per il declino progressivo del Sacro Romano Impero, che con la guerra dei Trent’anni aveva perso ogni reale consistenza. In secondo luogo, per il ricostituirsi della potenza austriaca, saldissima nei suoi territori e protesa verso l’area danubiana. Infine, per l’emergere della Prussia degli Hohenzollern, che era destinata a divenire la potenza egemone in Germania. Elettori del Brandeburgo fin dal 1415, gli Hohenzollern dopo aver aderito alla Riforma riuscirono progressivamente ad ampliare il proprio dominio trasformando in ducato ereditario di Prussia i territori che erano appartenuti all’ordine dei cavalieri teutonici. Nel 1618 questi territori furono uniti al Brandeburgo. La fortuna della Prussia moderna fu costruita dall’energica personalità di Federico Guglielmo di Brandeburgo (1640-88), che avviò un dinamico processo di modernizzazione, rafforzando l’autorità centrale dello stato, imponendo saldi controlli sulla nobiltà e le assemblee provinciali (Landtage), creando un efficiente apparato burocratico civile e militare e rafforzando le basi economiche dello stato. Fu Federico III, figlio di Federico Guglielmo, a raccogliere i frutti della nuova potenza prussiana ottenendo dall’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, nel 1701, il titolo di re come Federico I. Il suo successore Federico Guglielmo I (1713-40) diede ulteriore impulso alla potenza militare della Prussia. Soprannominato il “re sergente”, si dedicò a un’opera di sistematico rafforzamento dell’esercito, sostenuta da ampi interventi sul piano amministrativo, economico e fiscale e dalla creazione di un solido blocco sociale a sostegno della corona. L’esercito fu organizzato sulla base di una netta prevalenza dell’elemento “nazionale”, fu professionalizzato nei suoi quadri superiori e ampliato in misura considerevole. Nel frattempo, tra il 1680 e il 1713 la Francia di Luigi XIV penetrò profondamente nei territori tedeschi ottenendo, con la paci di Utrecht e di Rastadt (1713-14), siglate all’indomani della guerra di Successione spagnola, il possesso definitivo dell’Alsazia. Al tempo stesso si fece sempre più debole il controllo esercitato dagli Asburgo che, dopo la morte di Carlo VI (1740), dovettero affrontare una vasta coalizione internazionale per assicurare a Maria Teresa la legittima successione ai domini ereditari (guerra di Successione austriaca). In quello stesso anno salì al trono di Prussia Federico II il Grande (1740-86), che si trovò a disporre di un esercito tra i più efficienti del mondo, di una burocrazia saldamente legata alla corona, di una situazione finanziaria positiva. Con questo apparato, la Prussia entrò in competizione con gli Asburgo per l’egemonia sul mondo tedesco, ottenendo con la pace di Aquisgrana (1748) – che pose fine alla guerra di Successione austriaca – la Slesia. La crescente potenza prussiana, tuttavia, provocò un rovesciamento delle alleanze che avevano caratterizzato la storia precedente delle relazioni internazionali: la Francia, tradizionalmente in conflitto con l’Austria ma preoccupata dalla prospettiva di un’egemonia prussiana, si alleò con la sua antica avversaria nella guerra dei Sette anni (1756-63), che si concluse, dopo alterne vicende, con una sostanziale vittoria di Federico, il quale si vide riconfermare il possesso della Slesia. In politica interna, Federico proseguì l’opera del padre, perfezionando la macchina burocratica, ampliando e professionalizzando ulteriormente la struttura dell’esercito, intervenendo a sostegno dello sviluppo economico del paese. Al tempo stesso, secondo gli schemi tipici del dispotismo illuminato concesse la libertà di stampa e di culto; fondò l’Accademia delle scienze di Berlino (1743); istituì l’insegnamento elementare obbligatorio (1763); avviò la riforma del codice processuale (1781) e fece abolire la tortura, diventando in tal modo un punto di riferimento importante per i philosophes.