Sette anni, guerra dei

Scoppiata il 29 agosto 1756 con l’invasione della Sassonia da parte di Federico II di Prussia, divenne in poco tempo lo scenario della lotta del giovane stato prussiano per la propria sopravvivenza e affermazione e del conflitto tra Gran Bretagna e Francia per il controllo del mondo coloniale. L’Austria si inserì nella guerra per tentare di riconquistare la Slesia, sottrattale dalla Prussia durante la guerra di Successione austriaca (1740-48), e di ricacciare la Prussia nel novero delle potenze minori. Si ebbe l’insolita alleanza tra Austria e Francia (trattato di Versailles, 1° maggio 1757), tradizionalmente nemiche, contro il fronte alleato di Gran Bretagna e Prussia. All’alleanza antiprussiana si aggregarono la Russia (19 maggio 1757) e la Svezia, interessate rispettivamente alla Prussia orientale e alla Pomerania. Teatri delle operazioni belliche furono il mondo tedesco e le colonie del Nord America e dell’Oceano Indiano. La guerra nel continente europeo ebbe vicende alterne e vide il genio militare e l’aggressività di Federico II sfidare la preponderanza delle forze nemiche. Dal 1760 le sorti della guerra sembravano segnate a danno della Prussia, quando la morte della zarina Elisabetta (5 gennaio 1762) alterò il corso degli eventi: il suo erede, Pietro III, ostile alla Francia e all’Austria, firmò la pace con la Prussia (5 maggio 1762). Poco dopo anche la Svezia si ritirò dalla guerra (22 maggio). Gli equilibri mutati e l’impegno francese rivolto principalmente nella guerra coloniale convinsero l’Austria a firmare con la Prussia l’accordo di Hubertsburg (15 febbraio 1763), che pose fine al conflitto lasciando alla Prussia la Slesia, mentre la Sassonia fu restituita all’elettore Augusto III. Nei continenti americano e asiatico la guerra tra Francia e Gran Bretagna volse presto a favore della seconda. Le forze militari inglesi risultarono preponderanti in Canada, nei Caraibi (dove occuparono Guadalupa, Martinica, Dominica, Tobago, Grenada) e in India. L’intervento in guerra della Spagna (gennaio 1762), che nel 1761 aveva stretto un “patto di famiglia” con la Francia (in entrambi gli stati regnavano i Borbone), non modificò la situazione: gli inglesi occuparono facilmente anche L’Avana (Cuba) e Manila (Filippine). Nel Trattato di Parigi (10 febbraio 1763) la Gran Bretagna dimostrò di essere disposta a fare concessioni e compromessi pur di raggiungere la pace: conservò il Canada, ma lasciò ai francesi le più importanti isole caraibiche (Martinica, Guadalupa, Santa Lucia), conservandone solo alcune (Dominica, Tobago, Grenada) e ottenendo in cambio la regione a est del Mississippi; in India stabilì il proprio predominio, ma lasciò alla Francia le sue principali basi commerciali; agli spagnoli restituì Cuba in cambio della Florida e lasciò le Filippine. Complessivamente, la guerra confermò la presenza della Prussia tra le grandi potenze europee e avviò il predominio coloniale inglese nel mondo.