Azeglio, Massimo Taparelli d'

(Torino, 1798, † ivi 1866). Scrittore e uomo politico italiano. Vissuto a Roma, si trasferì a Torino e poi a Milano, dove sposò la figlia di Alessandro Manzoni. Autore di romanzi storici come la Disfida di Barletta o Ettore Fieramosca (1833), Niccolò de’ Lapi o I Palleschi e i Piagnoni (1841), si avvicinò alla politica grazie alla frequentazione del cugino Cesare Balbo. Ne Gli ultimi casi di Romagna (1846) criticò aspramente il governo pontificio e al tempo stesso il metodo cospirativo e le organizzazioni settarie. Liberale moderato, espose il suo pensiero nella Proposta di un programma per l’opinione nazionale italiana (1847). Manifestò la sua fiducia in Pio IX in Sulle condizioni dello Stato pontificio e sull’opportunità di una difesa (1847). Rivolgendo poi le sue speranze all’opera di Carlo Alberto, prese parte alla prima guerra d’indipendenza (1848-49). Fu nominato capo del governo del regno di Sardegna da Vittorio Emanuele II e rimase in carica dal maggio 1849 al novembre 1852. In tale veste dovette affrontare la grave crisi politica prodotta dalla mancata ratifica da parte del parlamento della pace con l’Austria, cui fecero seguito lo scioglimento della Camera, il celebre “proclama di Moncalieri” (novembre 1849) e le nuove elezioni. Nel 1850, sotto il suo governo, furono emanate le leggi Siccardi. Dopo aver chiamato Cavour a far parte del governo, dovette far fronte all’opposizione di quest’ultimo, orientato a stabilire un’intesa con la sinistra di Rattazzi, e fu infine indotto a rassegnare le dimissioni. Nel 1860 si dichiarò contrario all’annessione delle regioni meridionali. Nelle Questioni urgenti (1861) sostenne la necessità di proclamare Roma città libera papale. Passò gli ultimi anni della sua vita lontano dalla vita pubblica, dedicandosi dal 1863 fino alla morte alla stesura de I miei ricordi (1867).