austromarxismo

Corrente di pensiero dell’inizio del XX secolo, sorta in Austria in opposizione all’impostazione meccanicistica e deterministica del marxismo del Partito socialdemocratico tedesco e della Seconda Internazionale. Gli austromarxisti erano giovani intellettuali che avevano appreso dalla filosofia neokantiana a collegare la riflessione politica con l’istanza etica: il socialismo doveva essere considerato il compimento politico dell’imperativo kantiano di non considerare mai l’uomo solo come un mezzo, ma sempre anche come un fine. Max Adler, principale esponente della corrente, teorizzò la riduzione del marxismo e dei suoi concetti di “materialismo” e “dialettica” a semplici strumenti euristici da utilizzare nello studio dei fatti storici e sociali. La scelta socialista non deriva, secondo Adler, da una metafisica storicistica, ma da una scelta etica. Sempre alla luce della lettura morale dei problemi politici, Otto Bauer, altro esponente dell’austromarxismo, affermò il valore della scelta democratica e parlamentare del movimento operaio. Il ricorso alla dittatura del proletariato si giustifica solo in casi di estrema gravità, come difesa contro la reazione violenta della borghesia all’avanzata politica della classe operaia. Fu decisivo, infine, nel pensiero degli austromarxisti – e tra questi in particolare di Otto Bauer e di Karl Renner – la riflessione sulla questione nazionale e sul diritto di autodeterminazione dei popoli: una riflessione di enorme importanza nel contesto multinazionale dell’impero austroungarico, che rimase tuttavia almeno relativamente isolata nel quadro complessivo del dibattito socialista dell’epoca. Contrari agli sviluppi prodotti dalla Rivoluzione russa, gli austromarxisti parteciparono al tentativo di fondare nel 1920 una nuova internazionale, la cosiddetta “Internazionale due e mezzo”, che però nel 1923 si unì con la Seconda Internazionale nell’Internazionale socialista.