media, nuovi

I nuovi media sono quegli strumenti di comunicazione di massa che si sono sviluppati negli ultimi decenni del Novecento a partire dal web. Essi sono generalmente indicati come “nuovi” per distinguerli dai mass media protagonisti della vita pubblica di gran parte del Novecento, quali giornali, radio e televisione. Grazie alle innovazioni della tecnologia e alla nascita e alla rapidissima diffusione di internet, la natura della comunicazione in tutto il mondo è mutata radicalmente e in maniera probabilmente irreversibile. Le applicazioni del web consentono forme di divulgazione di dati, informazioni, video e immagini in tempo reale e a pubblici teoricamente infiniti. Ne risultano favorite nuove forme di interattività che coinvolgono gli stessi utenti e fruitori del web in un processo che, da spettatori passivi, li può spesso trasformare in attori. Sebbene la rete internet non abbia ancora sviluppato appieno il suo potenziale – ma le stime di autorevoli società di ricerca, come la Forrester Research, hanno previsto aumenti intorno al 45% nel quinquennio 2008-2013 – essa ha notevolmente condizionato anche i mezzi di comunicazione tradizionali. Questo aspetto è ben evidenziato dalla crescente crisi dei quotidiani tradizionali, il cui numero di lettori online, che sfruttano gli articoli free presenti sui rispettivi portali, è in molti casi superiore a quello dei clienti che acquistano la loro versione cartacea. La tendenza a utilizzare il web come una forma importante, se non la principale, di informazione è ovunque in crescita, soprattutto tra le generazioni più giovani. Questo fenomeno genera due conseguenze diverse e antitetiche. Da un lato, internet facilita un consumo veloce e spesso poco accurato delle notizie, mentre dall’altro esso può favorire forme inedite di approfondimento, pur non prive di criticità, quali i rischi derivanti dai difficili controlli sull'attendibilità e l'oggettività delle fonti. A questo importante processo di diffusione di dati e informazioni ha contribuito molto, soprattutto dai primi anni Duemila, l’apparizione e la moltiplicazione di nuove forme di comunicazione e discussione “dal basso”, come blog, forum, mailing-lists e social networks. Nate come fenomeno di nicchia, esse hanno assunto un carattere sempre più di massa, conquistando, nei casi di maggior successo, milioni di lettori o di partecipanti e costruendo vere e proprie comunità. Le conseguenze di questo processo hanno presto mostrato la loro portata anche nella sfera politico-sociale, passando dall'ambito del virtuale a quello del reale. Il primo segnale concreto è spesso fatto risalire alle manifestazioni svoltesi a Seattle, negli USA, in occasione della Conferenza Ministeriale della World Trade Organization (WTO) del novembre 1999. L'eccezionale protesta, da molti considerata l'atto di nascita dei movimenti contro la globalizzazione, raccolse in maniera del tutto inaspettata decine di migliaia di dimostranti da tutto il mondo, provenienti da organizzazioni e contesti di ispirazione anche molto diversa. Fin da subito gli osservatori si resero conto che il successo della mobilitazione di Seattle non sarebbe stata possibile senza l'ausilio del web e di forme di comunicazione e di organizzazione non convenzionali. Negli anni seguenti internet ha continuato a dimostrarsi un importante alleato dei manifestanti no-global, aiutando la diffusione mediatica di numerose iniziative civili, sociali e di protesta. Raggiungendo ogni angolo del mondo, i nuovi media si sono prestati a raccogliere denunce e testimonianze anche da paesi come Cuba e la Cina. Proprio in quest'ultimo caso il regime, resosi conto della potenziale minaccia costituita dalla rete, ha promosso dalla metà degli anni Duemila un'imponente azione di censura dei contenuti web sgraditi al governo, spesso con l'ausilio di società occidentali del ramo. Nonostante questi tentativi, alcuni politologi e massmediologi sostengono che dal web e dai nuovi media possano nascere inedite forme di resistenza alla censura e si possano creare strumenti utili per innovare le istituzioni e i processi democratici. Il web renderebbe infatti possibili più immediate forme di mobilitazione e consultazione dei cittadini, riducendo tempi e costi di iniziative quali i referendum, i cui casi di applicazione potrebbero così moltiplicarsi. Pur muovendosi in contesti molto diversi, istanze simili sono state portate avanti in Italia dall'ex comico Beppe Grillo che, a partire da un seguitissimo blog, ha creato una rete, prima virtuale e poi reale, capace di coinvolgere migliaia di cittadini. Il nuovo movimento politico che ne è nato, denominato MoVimento 5 stelle, si è dimostrato in numerose elezioni locali in grado di catturare percentuali non trascurabili di voto facendo leva su forme di comunicazione non convenzionali e sfruttando soprattutto le potenzialità di internet, mezzo e nel contempo oggetto di numerose campagne. Le potenzialità dei nuovi media nel condizionamento dei sistemi politici e delle elezioni democratiche hanno finora esercitato un ruolo preponderante per lo più nei paesi occidentali, dove maggiore è la loro diffusione, e tra le fasce d'età più basse e maggiormente informatizzate. Numerosi analisti hanno infatti concordato nell'attribuire un ruolo determinante per l'elezione di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti nel 2008 al massiccio coinvolgimento giovanile attraverso internet. L'importanza del web come forma di mobilitazione politica sta però crescendo rapidamente anche in altre zone, contribuendo a nuovi processi di democratizzazione. Paradigmatico è il caso dei movimenti della cosiddetta “Primavera araba”, che hanno coinvolto migliaia di giovani dimostranti nei paesi nell'Africa settentrionale e del Medio e del Vicino Oriente. Grazie all'uso dei social network, le loro proteste e le reazioni dei governi sono sfuggite alla censura e hanno avuto un'enorme eco internazionale, contribuendo alla caduta di regimi autoritari e gettando le premesse per una svolta democratica. [Francesco Regalzi].