comunicazioni di massa

La comunicazione di massa è caratterizzata da simultaneità e diffusività, cioè dal fatto che emissione e ricezione del messaggio sono temporalmente più o meno coincidenti e che il messaggio raggiunge allo stesso tempo una grande quantità di individui comunque ubicati nello spazio. È nel secolo XX che i mezzi di comunicazione di massa (mass media) – giornali, cinema, radio, televisione – acquistano una diffusione e un’influenza sociale tali da farli considerare l’elemento più caratteristico della moderna società di massa. In particolare, nel corso degli anni Trenta e Quaranta, i giornali e soprattutto la radio sono stati usati nei regimi totalitari come strumenti di formazione del consenso e nei paesi democratici come mezzi di propaganda bellica. Ma è con la diffusione della televisione che i mass media sembrano moltiplicare i loro effetti di formazione dell’opinione pubblica e di socializzazione. Quale sia l’effettiva influenza della televisione resta però una questione assai controversa, come mostrano i risultati in gran parte contraddittori delle molte ricerche condotte in questo campo. Certo è che, pur scartando l’ingenua rappresentazione del “villaggio globale”, la televisione, dilatando la base delle informazioni condivise da masse via via più estese al di là dei confini nazionali e costituendo una presenza quotidiana non soltanto nell’emissione delle notizie ma anche nella costruzione degli eventi, giunge a esercitare effetti rilevanti su molti fronti: sulle relazioni familiari come sui consumi, sulla formazione come sull’immagine del personale politico, sull’unificazione linguistica come sull’attrazione migratoria, ecc. Controversa resta, tuttavia, l’influenza prodotta sugli orientamenti e sulle preferenze degli individui: la questione, cioè, se la televisione sia in grado di cambiarli o, invece, soltanto di influenzare le scelte che li confermano. Tali problemi si vengono ridefinendo per il fatto che oggi e in prospettiva i nuovi media (new media) tendono ad assumere caratteristiche e potenzialità tali da configurarsi sempre meno come mezzi di comunicazione di massa (intesa questa secondo i tratti tipici della società di massa). Integrando le tecnologie dell’informazione con quelle delle telecomunicazioni – integrando, in particolare, computer, televisione e telefono – i nuovi media, grazie alla microelettronica e alle fibre ottiche innovano radicalmente su due piani: la combinazione di parole, suoni e immagini, da un lato, e l’interattività, dall’altro. Se a ciò si aggiunge lo sviluppo della tecnologia satellitare e della televisione via cavo, si comprende che la posizione e l’immagine di un utente inteso come ricettore passivo sia destinata a mutare. In particolare, i cambiamenti suddetti potranno comportare una riduzione della concentrazione del controllo sulle reti, un’estensione della internazionalizzazione dei flussi comunicativi e una crescente personalizzazione del servizio (ad esempio, video a richiesta), favorendo la libertà di scelta e di costruzione individuale dei programmi, e quindi la formazione di un utente meno passivo e più selettivo. Questi effetti positivi potranno tuttavia convivere con rinnovate forme di evasione, assuefazione, disimpegno, manipolazione e deresponsabilizzazione. E ciò tanto più in quanto i nuovi media, per la loro sofisticazione tecnologica e per l’innovazione continua cui sono soggetti, tenderanno a approfondire il knowledge gap tra gli utilizzatori, aggiungendo un nuovo fattore di diseguaglianza sociale. Ciò conferma l’osservazione empirica generale secondo la quale la capacità di fruizione attiva dei media, così come l’influenza da essi esercitata, è inversamente proporzionale alla forza delle altre agenzie di socializzazione e alla solidità e al radicamento storico della struttura della fiducia entro la quale agiscono gli individui. [Paolo Ceri]