tecnologia

  1. Premessa
  2. Dalla bussola al computer
1. Premessa

Il termine “tecnologia” deriva dal greco techne (arte, mestiere) e logos (discorso). In prima battuta può perciò dirsi che la tecnologia si configura come un discorso teorico-scientifico sulle arti, vale a dire come un ponte tra la scienza pura e l’applicazione delle sue scoperte all’opera concreta del lavoro umano sotto il profilo tecnico. In realtà, il dibattito sulla tecnologia, a partire dalla stessa definizione e dalla sua funzione, dalle forme di attuazione fino ai suoi esiti ultimi, appare quanto mai aperto e controverso. Basti qui dire che essa s’intende finalizzata all’evoluzione della tecnica su basi scientifiche e che assolve a tale funzione soprattutto a partire dall’età moderna, raggiungendo il suo massimo sviluppo nell’epoca contemporanea. In effetti, pur essendo incontrovertibile il fatto che, fin dall’antichità, il lavoro umano incorporasse nelle tecniche qualche risultato delle scienze coeve – si pensi, per esempio, all’influenza reciproca tra geometria e tecniche delle misurazioni o delle costruzioni, tra l’aritmetica e la contabilità – ciò nondimeno prevaleva allora il contributo dell’esperienza e dell’arte umana rispetto al genuino aspetto scientifico-razionale e sperimentale. È pertanto generalmente accettato il fatto che dirimenti, per l’affacciarsi della moderna tecnologia, siano la rivoluzione scientifica intervenuta tra Cinque e Seicento in Europa e quindi la rivoluzione industriale, che della prima si avvalse in modo sistematico e continuativo per trasformare profondamente tutte le tecniche produttive e formative. Testimonianza autorevole di tale processo fu, dal 1750, la grande Encyclopédie illuminista curata da Diderot e d’Alembert, che dedicò spazio rilevante al nascere e all’evolvere delle tecnologie nella prima modernità. Tali eventi storici fungono perciò da fattori di discontinuità tra le antiche tecniche e le moderne tecnologie, anche se occorre avvertire che alla prima rivoluzione industriale altre ne seguirono che, senza sosta, hanno modificato e continuano a modificare il quadro tecnologico al punto che alcuni si chiedono se, dopo la rivoluzione atomica e con la rivoluzione informatica in corso, non si sia già passati in un ambito tecnologico del tutto nuovo e postmoderno. La tecnologia infine, nel senso qui premesso, si presenta come un tratto specifico della civiltà occidentale ed europea, col tempo esteso a tutto il pianeta.

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2. Dalla bussola al computer

Se l’ingresso della moderna tecnologia nelle attività umane si può far risalire al XV secolo, con l’introduzione della bussola e dei calcoli astronomici nell’arte della navigazione (non più interamente affidata ai portolani dei piloti), il rapporto con le attività produttive si fece però più stretto a partire dal XVII secolo. I primi settori a sperimentare un salto di qualità tecnologico – in Inghilterra, in misura minore in Francia e poi, più lentamente, negli altri paesi europei – furono l’agricoltura e le produzioni tessili e minerarie. Già nella prima metà del Settecento furono scoperti e applicati processi tecnologici alla coltivazione della barbabietola e alla raffinazione dello zucchero. Furono anche elaborati i procedimenti prelusivi alle parti essenziali dei telai meccanici, per l’ottenimento dell’acciaio, delle prime produzioni di prodotti chimici di base come l’acido solforico, per la costruzione di macchine meccaniche. A fondamento di tale svolta fu la scoperta del vapore, vista come fonte di energia autonoma e praticamente inesauribile. La prima macchina a vapore funzionante fu costruita da J. Watt nel 1769. Da quel momento si avviò la meccanizzazione delle manifatture tessili e il ritrovato fu esteso gradualmente ai trasporti per terra e per mare. Prima della fine del secolo navigava la prima nave a vapore e tra il 1810 e il 1820 G. Stephenson sperimentava la sua locomotiva. Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo il progresso meccanico, applicato all’agricoltura, consentiva l’invenzione di macchine agricole come seminatrici e trebbiatrici. Ma fu l’Ottocento a far segnare un enorme passo in avanti nel campo delle varie branche industriali, dalle metallurgiche alle meccaniche alle tessili, dalla chimica all’industria dell’alimentazione fino al settore elettrico, che prese piede a partire dalle scoperte di A. Volta e di M. Faraday. Dagli inizi del secolo si prese anche a utilizzare in Inghilterra il ferro nell’edilizia e a realizzare le prime reti di illuminazione pubblica a gas. Nel contempo si innovava la lavorazione tipografica con la macchina a composizione meccanica, fu inventato il cemento Portland e nacque l’arte fotografica (premessa dell’industria cinematografica). Sarebbe interminabile l’elenco di tutte le innovazioni tecnologiche, spesso tra loro collegate, introdotte prima della fine del secolo in campo industriale. In estrema sintesi, le scienze fisiche e chimiche fornivano le informazioni per lo sviluppo di nuove scienze dei materiali e delle costruzioni, correlate a un sistematico emergere di scoperte e invenzioni. Il tutto veniva messo al servizio della redazione di nuovi protocolli tecnologico-produttivi ormai applicabili in pressoché tutte le branche dell’industria (e quindi dell’istruzione), comprese le procedure razionali del lavoro stesso, con l’elaborazione del taylorismo all’inizio del Novecento. Tra le più rilevanti innovazioni procurate attraverso tale processo si possono citare quelle meccaniche e chimiche applicate alla tecnologia bellica e agli armamenti (rigatura delle bocche da fuoco, meccanismo della retrocarica e semiautomatismi, dinamite ed esplosivi, ecc.); quelle in campo elettrico, a partire dall’invenzione della lampadina da parte di T.A. Edison fino alla costruzione dei motori più avanzati; i raffinamenti nei processi industriali di produzione siderurgica (l’acciaio e il cemento presero sempre più piede nell’edilizia e nella costruzione di grandi infrastrutture, ponti, ferrovie ecc.); la velocizzazione delle comunicazioni tramite il telefono e la radiotelegrafia; la messa a punto del motore a scoppio (con la variante introdotta da R. Diesel sui grandi motori applicati poi a navi, treni, ecc.) e l’avvio dell’industria automobilistica che si avvaleva dello sfruttamento su larga scala del petrolio. Mentre nella prima metà del Novecento il metodo tayloristico massificava la produzione in serie e l’elettrificazione mutava il volto dei paesi industrialmente avanzati, la scoperta del radio da parte dei coniugi Curie (1898) apriva le porte alla conoscenza scientifica delle proprietà dell’atomo, che avrebbe ben presto trovato applicazione sia nel campo della medicina nucleare, sia in quello più rilevante di una nuova forma di produzione energetica, applicata subito a scopi bellici, per primi dagli statunitensi durante la seconda guerra mondiale (1945, bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki). I reattori atomici, inoltre, furono e sono applicati, nel secondo dopoguerra, per uso civile nella produzione di energia. Occorre infine citare almeno quattro settori nei quali la tecnologia novecentesca produsse realizzazioni di rilievo e potenzialità apparentemente illimitate. Primo, la tecnologia del volo, che partendo dalla sintesi di motore a scoppio e volo a vela operata dai fratelli Wright (1903), condusse all’industria aeronautica dei motori dapprima a elica, quindi ai propulsori a turbina, infine – con l’avvento della missilistica – ai voli spaziali dei tempi più recenti. Secondo, gli straordinari progressi compiuti nel campo degli studi sui materiali artificiali (leghe, fibre, nuovi elementi al silicio, plastica ecc.), la cui applicazione in tutti i campi produsse profondi cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita della popolazione mondiale. Terzo, la rivoluzione cibernetica che, sfruttando dapprima i mezzi elettromeccanici (a partire dal 1890, quando W. Hollerith realizzò le prime macchine per l’ottenimento automatico dei dati), in collegamento poi coi transistor e la tecnologia del silicio per la costruzione di microcircuiti integrati sempre più potenti, permise la messa a punto di varie generazioni di calcolatori elettronici (computer) e, attraverso questi, l’automazione ormai pressoché totale dei processi produttivi, informativi e formativi. Quarto, la rivoluzione avvenuta nel mondo delle telecomunicazioni, la quale, a partire dalla prima diffusione dei telefoni, delle radio e dei televisori sino all’introduzione di internet intorno alla fine degli anni Ottanta del Novecento, ha di fatto azzerato le distanze fisiche, rendendo possibile lo scambio di informazioni in tempo reale all’interno di un mondo sempre più integrato, che ha assunto, secondo la celebre formula di Marshall McLuhan, la fisionomia di un “villaggio globale”. Un nuovo e impegnativo ambito d’applicazione del progresso tecnologico è infine dato oggi e in futuro dalla necessità di frenare le conseguenze disastrose arrecate all’ambiente dagli stessi progressi della società industriale. [Corrado Malandrino]

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