teocrazia

Dal greco theos (dio) e kratos (potere), il termine “teocrazia” significa letteralmente “governo di dio”. In realtà il carattere sostanziale di tale forma di governo, diffusa soprattutto nell’antichità e nel medioevo, risiede nella preminenza del potere di una casta sacerdotale sui poteri civili, esercitato direttamente sulla terra in nome di un presunto mandato divino. Da un punto di vista strutturale e sociale la teocrazia si presenta perciò con le fattezze della ierocrazia. La teocrazia presuppone la subordinazione della sfera temporale a quella spirituale e, di conseguenza, del laicato al clero. Esempi di sistemi più o meno compiutamente teocratici furono nella storia antica le città stato sumeriche, l’Egitto dei faraoni e lo stato ebraico. Nel medioevo, tra l’XI e il XIV secolo, fu scopertamente teocratico il tentativo della chiesa cattolica di imporre – sulla scorta della distinzione agostiniana tra civitas coelestis e civitas terrena, con l’asserzione della subalternità della seconda alla prima, che a sua volta ventilava la subordinazione dell’imperium al sacerdotium – la dottrina della sovranità assoluta (plenitudo potestatis) del papato sull’impero e sui governanti civili, in ordine non solo all’àmbito spirituale ma anche a quello temporale. Secondo la nota allegoria espressa da Innocenzo III nell’epistola Sicut universitatis conditor (1198) la chiesa, ovvero l’autorità pontificia, depositaria della fede cristiana e ricevente il suo potere da Dio, era come il sole e brillava di luce propria, mentre il potere regio era la luna che splendeva di luce riflessa. Il potere supremo del papa si estrinsecava soprattutto nell’“investitura” dell’imperatore e dei re nonché nel diritto di giurisdizione ultima nei conflitti della Respublica christiana. Viceversa, era proibito ai governanti civili di intromettersi nelle questioni ecclesiastiche. Ancora Bonifacio VIII nella bolla Unam sanctam (1302) scriveva che il Vangelo affermava “che in questa chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale e una temporale [...] ambedue sono in potere della chiesa”. Le tesi teocratiche furono sostenute da Egidio Romano Colonna nell’opera De ecclesiastica sive de summi pontificis potestate (1301 circa). Una reviviscenza di tipo teocratico – ancora su scala universalista – si ebbe nel Seicento a opera dei gesuiti R. Bellarmino e F. Suarez con la teorizzazione del “potere indiretto” del papa. Lo stato pontificio nell’Italia centrale fu, fino al XIX secolo, un modello di teocrazia. E così pure la Ginevra di Calvino. Regimi teocratici al di fuori dell’area europea furono l’impero giapponese antico e il Tibet del Dalai Lama.