signoria

Termine indicante le prerogative esercitate nel medioevo da un signore. Traduce il latino dominatus e assume di volta in volta valenze diverse a seconda della realtà cui è attribuito, pur mantenendo fermo l’originario significato di “pieno possesso”. Si possono distinguere almeno tre tipi di signoria esercitati – da signori laici o ecclesiastici – rispettivamente sul possesso fondiario (signoria fondiaria), sul controllo dei propri dipendenti (signoria domestica), sulla detenzione di diritti giurisdizionali (signoria territoriale). La signoria fondiaria risulta essere senza dubbio la più antica. Risale probabilmente all’organizzazione della produzione agraria del Basso Impero e fu impostata sulla distinzione all’interno del patrimonio fra una parte a gestione diretta (dominio o riserva), lavorata da manodopera servile, e una parte affidata in concessione a contadini liberi e servi (massaricio), dietro pagamento di un censo e prestazione forzosa di servizi nella riserva (corvées). Il sistema subì un’evoluzione con lo sviluppo dell’economia monetaria, in quanto le corvées vennero riscattate in numerario e furono sostituite con il lavoro salariato, mentre la riserva entrò in crisi per la diminuzione (e poi la scomparsa) della manodopera servile riducendosi così a favore dell’incremento delle terre in concessione. La dipendenza dei lavoratori nei confronti del signore fondiario si esauriva di norma nell’osservanza dei rapporti economici connessi con la gestione delle terre. Ma non mancava il caso di certi dipendenti, specie quelli residenti nella riserva, sui quali – a prescindere dalla loro condizione giuridica – gravavano imposizioni personali (di origine servile) che ne limitavano le facoltà patrimoniali, di movimento e di matrimonio, subordinandole al pagamento di tributi: in queste circostanze si è soliti parlare di signoria domestica. Accadde poi che al signore fondiario, specie se ecclesiastico, fu talvolta concessa dal re o dall’imperatore un’immunità che ne tutelava il patrimonio, impedendo l’accesso agli ufficiali pubblici e autorizzando il beneficiario a svolgere funzioni di polizia nei confronti di tutti i suoi dipendenti. La detenzione a titolo patrimoniale di prerogative di natura pubblica fu caratteristica dei livelli più elevati della signoria, definita bannale, giurisdizionale, locale o territoriale. Essa venne esercitata su tutti i residenti di un dato luogo in quanto tali, senza riguardo a eventuali dipendenze di signoria fondiaria, dalla quale appare concettualmente svincolata, anche nel caso in cui da questa abbia avuto sviluppo. Nella pienezza del suo esercizio – ma esisteva una stratificazione signorile in base ai diritti posseduti – investì ogni pubblica funzione, dall’esazione delle imposte sull’uso delle risorse (pasquatico, acquatico, molitura, ecc.) all’attività giudiziaria (placito, multe, ecc.) e prevedeva anche la contribuzione di un periodico censo ricognitivo. Robusto sistema di inquadramento delle popolazioni rurali, sopravvisse per secoli e trasse le sue origini dalla dissoluzione del potere regio nel X secolo e dall’assunzione di funzioni pubbliche da parte di privati in grado di esercitarle grazie alla detenzione di strumenti di coercizione e di difesa (incastellamento e castello). Si trattava di un insieme di poteri assunti, con reciproche forme di imitazione, tanto per continuità di gestione in ambito familiare di prerogative originariamente attribuite a ufficiali regi da parte dei discendenti di conti e marchesi che ne avevano ormai patrimonializzato proventi e procedure, quanto per appropriazione abusiva di competenze da parte di chi esercitava comunque forme di controllo sui residenti. La signoria giurisdizionale divenne ben presto la forma politica più diffusa di tutto il medioevo europeo. Per analogia, allo stesso termine fecero ricorso in Italia anche quei potenti che conseguirono l’egemonia sulle città comunali fra i secoli XIII e XIV (comuni). La signoria cittadina, infatti, ebbe origine presso le città dell’Italia centro-settentrionale dall’interno delle istituzioni comunali, in seguito ai conflitti intestini della seconda metà del XIII secolo, nella forma di attribuzione perpetua di una magistratura (capitanato del popolo, podestaria, ecc.) a un singolo individuo, come provvedimento in grado di instaurare la pace e un sistema di equilibri di lunga durata. L’assunzione di un potere autocratico, divenuto ereditario (Visconti a Milano, Della Scala a Verona, Gonzaga a Mantova, ecc.), finì tuttavia per svuotare dei residui contenuti politici le istituzioni ancora formalmente esistenti, subordinandole al consiglio del signore e alla sua burocrazia. La fase propriamente signorile si esaurì quando le città, fra Tre e Quattrocento, entrarono a far parte di stati più vasti a dimensione regionale, spesso sviluppatisi da originarie signorie cittadine. [Renato Bordone]