Schumpeter, Joseph Alois

(Triesch, Moravia, 1883, † Taconic, Connecticut, 1950). Economista e teorico politico austriaco. Opere principali: Teoria dello sviluppo economico (1912), Sociologia dell’imperialismo (1919), Cicli economici (1939), Capitalismo, socialismo, democrazia (1942), Storia dell’analisi economica (1942). Contro le teorie che presentano i fenomeni economici in prospettiva statica (come il marginalismo), propose una teoria dello sviluppo, osservando che il capitalismo, naturale oggetto della moderna indagine economica, non è un’“economia di circuito” (stazionaria), ma un sistema dinamico in continua espansione. Sottolineò il ruolo decisivo dell’imprenditore nel processo innovativo, il quale consiste nella combinazione dei fattori produttivi in modo nuovo, con cinque possibili risultati: 1) fabbricazione di nuovi beni; 2) introduzione di nuove tecniche; 3) apertura di nuovi mercati; 4) conquista di nuove fonti di materie prime; 5) riorganizzazione produttiva. Affermò che l’innovazione consente un surplus di profitto (per l’imprenditore e per il banchiere che lo finanzia), il quale però si riduce e livella, a causa della concorrenza, con il progressivo diffondersi dell’innovazione stessa. Alla fase espansiva dell’innovazione seguono pertanto fasi di riequilibrio, flessione e depressione, in un andamento ciclico dell’economia. Divise la storia del capitalismo in tre cicli: 1) dal 1787 al 1843, con la centralità delle industrie tessile e dell’acciaio e del vapore come fonte di energia; 2) dal 1842 al 1897, con il boom delle strade ferrate; 3) dal 1897 in poi, con il ciclo neomercantilistico e con le novità rivoluzionarie dell’elettricità, della chimica e dell’automobile. Previde che il gigantismo delle moderne imprese avrebbe portato alla loro sclerotizzazione burocratica, con perdita dello slancio innovativo, e che ciò, in connessione con la diffusione del benessere e dell’istruzione, avrebbe aperto un futuro di socialismo centralizzato, ma con la conservazione di una certa libertà di mercato. Schumpeter interpretò inoltre il fenomeno dell’imperialismo come una forma di “atavismo”, sostenendo, contro le tesi marxiste (in particolare di Lenin), che esso non è un portato dell’evoluzione economica del capitalismo, interessato per sua natura al libero mercato e alla pace (la guerra indebolisce tutte le economie), ma un residuo dell’aggressività delle antiche monarchie assolute. Fondamentale, infine, è la sua teoria della democrazia, elaborata in Capitalismo, socialismo, democrazia. Essa non consisterebbe in ciò che le dottrine democratiche classiche da Rousseau in poi hanno sostenuto, e cioè nel “governo del popolo”, bensì, meno enfaticamente e con una nota di profondo realismo, in uno specifico “metodo” per giungere a “decisioni politiche”: un metodo “in base al quale singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare”. Con questa dottrina della democrazia, Schumpeter ha fornito preziosi sviluppi alla scuola del cosiddetto elitismo democratico.