arditismo

Movimento italiano dell’immediato primo dopoguerra, sorto per iniziativa dei reduci dei reparti d’assalto degli arditi. Espressione di ceti sociali piccolo-borghesi impoveriti e declassati dalla crisi e dall’inflazione postbelliche, l’arditismo fu nazionalista, antidemocratico e antisocialista. Risentì inoltre dell’influenza dell’irrazionalismo diffuso nella cultura dell’epoca, soprattutto nella versione italiana del dannunzianesimo. Nel 1919 si istituzionalizzò nell’Associazione Arditi d’Italia, fondata da M. Carli e F. De Vecchi, e diede vita al giornale “L’ardito”. Numerosi arditi parteciparono alla spedizione dannunziana di Fiume (1919) e molti confluirono nelle file dello squadrismo fascista. Alcuni di essi, tuttavia, si opposero al fascismo organizzandosi nel 1921 nel movimento degli “arditi del popolo”. Al fascismo, che con la propria affermazione assorbì e pose termine al movimento, l’arditismo trasmise parte della propria simbologia (come la camicia nera) e del proprio linguaggio (come i celebri motti “me ne frego” e “eja, eja, alalà”).