Partito democratico

(Democratic Party). Partito politico americano, alternatosi al potere negli USA con il Partito repubblicano dalla metà dell’Ottocento. Erede del partito democratico-repubblicano di T. Jefferson, assunse una netta fisionomia negli anni Trenta, durante la presidenza di A. Jackson. Da allora il partito, pur rappresentando anche taluni ceti conservatori del sud, espresse innanzitutto gli interessi di una complessa ed eterogenea alleanza di forze progressiste, accomunate dall’aspirazione a una società quanto più possibile ugualitaria e avversa ai privilegi, in antitesi soprattutto all’egemonia del grande capitale e a difesa dell’“uomo comune”, delle minoranze e degli strati sociali più deboli. Dopo un lungo periodo di predominio repubblicano, il partito democratico avanzò con il presidente W. Wilson (1913-21) un vasto programma innovatore in politica economica (leggi di controllo e di equilibrio antitrust) ed estera (rottura dell’isolazionismo, partecipazione al conflitto mondiale, progetto delle Società delle Nazioni). Tali tendenze furono riprese e potenziate all’epoca del New Deal, quando sotto la presidenza di F.D. Roosevelt (1933-45) il partito sostenne un grande progetto democratico per superare la crisi del 1929, caratterizzato dal fondamentale ruolo dello stato come garante della giustizia sociale e del buon funzionamento del mercato nell’interesse della collettività. Dal 1948 con la presidenza di H. Truman e soprattutto dal 1960 con quelle di J. F. Kennedy e di L. Johnson l’attenzione per la difesa dei diritti civili, l’emancipazione delle minoranze e la politica sociale nell’ambito della sanità, dell’istruzione e della assistenza diventarono il cavallo di battaglia dei democratici. In parziale declino durante gli anni Ottanta, parallelamente alla sempre più scarsa fortuna del welfare state, dopo le amministrazioni repubblicane di R. Reagan e G. Bush, il Partito democratico riottenne la presidenza degli USA nelle elezioni del 1992 e del 1996 con B. Clinton. Per le elezioni del 2000 il partito candidò alla corsa presidenziale il vice di Clinton, Al Gore, il quale, dopo un contestatissimo scrutinio di poche migliaia di voti nello stato della Florida, fu sconfitto dal repubblicano George W. Bush, che fu riconfermato anche nel 2004, dopo aver battuto John Kerry. A seguito della crescente impopolarità di Bush e delle critiche per la sua condotta in politica estera, nelle elezioni di metà mandato del 2006 i democratici riconquistarono dopo dodici anni la maggioranza in entrambi i rami del parlamento. Nelle elezioni presidenziali del 2008, il candidato democratico Barack Obama si impose su quello repubblicano, il senatore John McCain, diventando così il primo afroamericano a rivestire l’incarico presidenziale. A causa delle crescenti difficoltà economiche, dell’aumento della disoccupazione e del rafforzamento dell’opposizione raccolta intorno al cosiddetto Tea Party Movement, le elezioni di metà mandato del 2010 videro il partito democratico andare incontro a un netto calo dei propri consensi.
Alle elezioni generali del 2012 Obama fu riconfermato alla presidenza e il partito riguadagnò posizioni, ma non fu tuttavia in grado di conquistare la maggioranza assoluta in entrambe le camere del Congresso.