anglicanesimo

È una delle grandi confessioni cristiane, a metà strada tra cattolicesimo e protestantesimo e anche per questo oggi fortemente impegnata nel movimento ecumenico. La “Comunione Anglicana” (questo è il nome ufficiale) è costituita da 29 chiese sparse per il mondo, tutte autonome ma tra loro collegate da una comune confessione di fede e dallo stesso ordinamento episcopale. L’arcivescovo di Canterbury, che rappresenta tutto l’anglicanesimo, gode di un primato d’onore, non di governo. Ogni 10 anni tutto l’episcopato anglicano si riunisce nelle “conferenze di Lambeth”. La chiesa-madre è quella d’Inghilterra (donde il nome) sorta nel 1534 come chiesa cattolica separata da Roma per iniziativa del re Enrico VIII, che peraltro perseguitò duramente la Riforma. Dopo di lui, la chiesa inglese ricevette però forti impulsi riformatori, soprattutto di tipo calvinista, sotto Edoardo VI (1547-53) ed Elisabetta I (1558-1603). Caratteristica saliente dell’anglicanesimo è la comprehensiveness (inclusività): vi coesistono infatti tre tendenze, tra loro assai diverse, come la “chiesa bassa”, molto simile alle chiese riformate, la “chiesa alta”, cattolicheggiante, e la “chiesa larga”, in posizione intermedia. I suoi quattro princìpi-base, detti “Quadrilatero di Lambeth”, sono: la Sacra Scrittura come norma cristiana suprema, il credo niceno-costantinopolitano come espressione della fede, il battesimo e la Cena come sacramenti, l’episcopato storico come perno dell’ordinamento ecclesiastico. I due testi-base dell’anglicanesimo sono il Book of Common Prayer (1549 ed edizioni successive) e i Trentanove Articoli della Religione (1563).