Controriforma

  1. Il concetto
  2. Lo svolgimento del concilio di Trento
  3. L’opera dottrinale
  4. La riorganizzazione della chiesa e il rinnovamento del costume ecclesiastico
  5. La difesa dell’ortodossia e L’Indice dei libri proibiti
  6. La Professione di fede e la chiesa postridentina
  7. Il cerimoniale e lo stile controriformistico
  8. I nuovi ordini religiosi e la Compagnia di Gesù
1. Il concetto

Per Controriforma si intende l’opera di rinnovamento messa in atto dalla chiesa cattolica in risposta alla Riforma protestante, che trovò il suo principale veicolo nel concilio di Trento (1545-63). Questo movimento di rigenerazione interna del cattolicesimo viene altresì indicato come “riforma cattolica”. In quanto reazione alla Riforma protestante, la Controriforma ebbe tra i suoi effetti principali quello di sancire e di approfondire in maniera irrimediabile la rottura dell’unità cristiana che Lutero aveva iniziato nel 1517. Essa ebbe il carattere sia di una restaurazione dei valori tradizionali della chiesa sia di un suo rinnovamento in sede dottrinale e organizzativa, seppure alla luce di una fondamentale continuità.

Top

2. Lo svolgimento del concilio di Trento

Le radici del concilio si collocano, per aspetti sostanziali, in un periodo ancor precedente alla Riforma protestante. Esse affondavano nell’aspirazione diffusa in vari settori del cattolicesimo al rinsaldamento del rapporto tra chiesa e popolo e a una profonda riforma della vita ecclesiastica e dei costumi del clero. Di tali esigenze era stata espressione la richiesta di convocazione di un grande concilio finalizzato a questi scopi, cui impresse un decisivo impulso, per iniziativa di eminenti prelati, il Consilium de emendanda Ecclesia (Proposta per la riforma della chiesa) del 1537. Uscita consolidata nel 1541 dalla dieta di Ratisbona la frattura coi protestanti, Paolo III nel 1542 indisse la convocazione del concilio, detto poi di Trento per il luogo in cui iniziò i suoi lavori, sebbene nel 1547 esso venisse spostato a Bologna e infine riconvocato nel luogo iniziale. Il concilio, che si aprì ufficialmente il 13 dicembre 1545 e si chiuse il 4 dicembre 1563, si svolse in tre fasi principali – 1545-47, 1551-52 e 1562-63 – e si articolò in 25 sessioni. Convocato da Paolo III, esso svolse i suoi lavori sotto i pontificati di Giulio III e di Pio IV. Ad esso parteciparono, oltre ai cardinali legati papali, ad arcivescovi, a vescovi e a generali di ordini religiosi, anche messi imperiali e, per un breve periodo nel 1551, in ottemperanza alla volontà dell’imperatore Carlo V desideroso di un tentativo di riconciliazione, delegati protestanti. La conclusione formale del concilio, dopo la sua chiusura nel dicembre 1563, fu l’emanazione da parte di Pio IV il 16 gennaio 1564 della bolla Benedictus Deus, con la quale i canoni del concilio stesso venero approvati e pubblicati.

Top

3. L’opera dottrinale

L’opera del concilio ebbe due oggetti principali: la dottrina e la struttura organizzativa della chiesa. Le Sacre Scritture, l’Antico e il Nuovo Testamento (quest’ultimo nella traduzione latina di San Girolamo detta la Vulgata), vennero proclamate fonti primarie ma non uniche (come invece sostenevano i protestanti) della fede. Altre fonti erano da ritenersi le tradizioni stabilite da Cristo e dallo Spirito Santo e custodite dalla chiesa. Inoltre si affermò, sempre in contrapposizione al protestantesimo: 1) che l’interpretazione delle Scritture era compito non del singolo fedele, ma del clero, da considerarsi insostituibile intermediario tra Dio e gli uomini; 2) che la salvezza del credente derivava non dalla sola fede, ma anche dalle opere; 3) che veicoli essenziali alla salvezza erano la confessione (obbligatoria una volta all’anno), la penitenza, l’assoluzione ad opera del prete; 4) che i sacramenti, in numero di sette, traevano il loro carattere dalla loro somministrazione autorizzata dalla chiesa. Fu inoltre stabilito che il peccato originale era estinguibile in virtù del battesimo; che nell’eucarestia la consacrazione del prete aveva il potere di convertire pane e vino in corpo di Cristo. Vennero infine confermati la realtà del Purgatorio, il valore delle indulgenze, l’indissolubilità del matrimonio in quanto sacramento, la venerazione dei santi, il culto delle immagini e delle reliquie, dal quale derivò anzitutto quello del cuore di Gesù e della Vergine.

Top

4. La riorganizzazione della chiesa e il rinnovamento del costume ecclesiastico

Al fine di dare per un verso nuova solidità alla struttura della chiesa e al rapporto tra chiesa e popolo cattolico, per l’altro nuovo vigore e maggior rigore ai costumi del clero, il concilio prese importanti misure in campo disciplinare. Fu stabilito: il dovere della predicazione per preti e vescovi; la rigida osservanza delle regole nei conventi; l’obbligo di residenza non solo per i parroci ma anche per i vescovi e cardinali nelle loro sedi ufficiali; l’obbligo di visita al gregge dei fedeli. La verginità e il celibato, obbligatori per i membri del clero, furono esaltati come superiori alla condizione matrimoniale. Il sacerdozio, con le sue relative gerarchie, fu proclamato istituzione divina. Il latino venne imposto nella messa. Per dare ai sacerdoti una conveniente formazione furono istituiti i seminari. Una misura assai rilevante fu il divieto dell’usanza, precedentemente assai diffusa e fonte di un’estesa corruzione, di accumulare i benefici.

Top

5. La difesa dell’ortodossia e L’Indice dei libri proibiti

Nel 1555 diventò papa come Paolo IV il cardinale Gian Pietro Carafa, che ispirò la propria opera alla più dura difesa dell’ortodossia cattolica. Egli allargò i poteri dell’Inquisizione, facendo deferire a essa persino il cardinale inglese Pole e il cardinale Morone. Per combattere la diffusione delle idee giudicate erronee e pericolose, Paolo IV istituì nel 1559 l’Indice dei libri proibiti, cui nel 1571 venne poi affiancata la Congregazione dell’Indice stesso, preposta al suo aggiornamento. I libri condannati dovevano essere non soltanto proibiti, ma anche distrutti e i loro autori perseguiti. Tutte le opere di Erasmo furono messe all’indice. Migliaia di libri vennero dati alle fiamme.

Top

6. La Professione di fede e la chiesa postridentina

Nel 1564 fu emanata la Professione di fede tridentina, nella quale furono fissati in compendio i deliberati del concilio e da cui nel 1566, a opera di Pio V, venne tratto il Catechismo tridentino, un testo di divulgazione per i semplici fedeli. L’opera di tridentinizzazione della chiesa venne iniziata con vigore da Pio IV, che si valse della determinante collaborazione del cardinale Carlo Borromeo. Il risultato del concilio fu quello di segnare, dunque, un profondo rinnovamento interno della chiesa e di porre fine a ogni possibilità di riconciliazione con il protestantesimo, sanzionando così la spaccatura del mondo cristiano.

Top

7. Il cerimoniale e lo stile controriformistico

La Controriforma creò un proprio cerimoniale e un proprio stile. La chiesa, spinta dalla volontà di contrastare l’espansione protestante e di fare presa sullo spirito anzitutto delle masse popolari legandole a sé per le vie del sentimento e dell’immaginazione, accentuò il fasto delle cerimonie religiose, diede un enorme impulso alla costruzione di nuove chiese in stile barocco, ispirato all’interno e all’esterno a grande splendore, ricorse in maniera sistematica alle processioni, alimentò il culto esteriore delle immagini sacre.

Top

8. I nuovi ordini religiosi e la Compagnia di Gesù

Uno degli effetti di maggiore importanza della “riforma cattolica” fu quello di promuovere la formazione di un gran numero di nuovi ordini religiosi, considerati strumenti di riconquista della società e di espansione. Il fenomeno era già iniziato circa un ventennio prima della convocazione formale del concilio, essendo il frutto di quell’ansia di rigenerazione che portò infine al concilio stesso. Nel 1524 sorse l’ordine dei teatini, dedito alla rigenerazione della vita interna del clero e alla cura del popolo; nel 1528 quello dei somaschi, impegnato nella cura degli orfani e dell’istruzione, e quello dei cappuccini che si ispirava al modello della purezza francescana. Dopo di allora il movimento si sviluppò con il susseguirsi di altri ordini: barnabiti (1530), gesuiti (1540), filippini (1564), camillini (1584), scolopi (1597). Questi ordini risposero nel loro insieme principalmente alle seguenti finalità: offrire un luogo e uno spazio di attività a sempre nuove leve di “militi” cattolici; dare espressione in varie forme allo slancio di carità in direzione dei diseredati; assumere come compito primario l’istruzione dei giovani; assicurare la presenza e la guida della chiesa nella società. Un ruolo di eccezionale importanza assunse la Compagnia di Gesù, fondata dallo spagnolo Ignazio di Loyola e approvata da Paolo III nel 1540. I gesuiti diedero vita a una organizzazione ispirata alla gerarchia militare, volta alla difesa più intransigente del papato e dell’ortodossia e alla riconquista cattolica. I gesuiti si distinsero per la loro cultura e per la “cieca” obbedienza alla persona del pontefice. La loro azione puntò in maniera privilegiata all’influenza sulle alte sfere del potere politico, per mantenerle legate alla chiesa, all’educazione dei giovani delle classi alte, alla propaganda controriformistica e all’attività missionaria nei paesi non cristiani. [Massimo L. Salvadori]

Top