Lincoln, Abraham

(Hodgenville, Kentucky, 1809, † Washington 1865). Uomo politico statunitense. Presidente degli USA dal 1861 al 1865. Di umili origini, studiò legge da autodidatta e nel 1836 iniziò la professione di avvocato. Dal 1834 al 1842 fu membro, per il partito whig, del parlamento dell’Illinois, dove sostenne grandi progetti di opere pubbliche; dal 1847 al 1849 fu deputato al Congresso. Nel 1856 aderì al partito repubblicano (nato dalla disgregazione dei whigs) e si impegnò a fondo nella dibattuta questione della schiavitù nei territori dell’Ovest. Pur non essendo abolizionista, fu uno dei maggiori sostenitori della proibizione, per motivi economici e politici, della schiavitù nei territori. Nel 1860, piuttosto inaspettatamente e grazie anche alla divisione del partito democratico, fu eletto presidente. Scoppiata la guerra civile con la secessione degli stati schiavisti del sud (1861), proclamò suo fine principale il mantenimento dell’Unione, giungendo solo gradualmente alla consapevolezza della necessità dell’abolizione della schiavitù. Ciò avvenne con il proclama di emancipazione (1862-63), che aboliva la schiavitù negli stati secessionisti, e il XIII emendamento della costituzione (1864-65), che lo resero il simbolo della lotta alla schiavitù. La sua abile conduzione, militare e politica, del conflitto, e il suo sostegno agli ideali di libertà e democrazia aumentarono ulteriormente la sua popolarità. Conclusasi la guerra con la vittoria dell’Unione (1865), mostrò un atteggiamento conciliatorio verso il sud, auspicando l’integrazione tra bianchi e neri; ma la politica della ricostruzione era ancora in discussione quando fu ucciso da un fanatico sudista.