catari

È uno dei più importanti movimenti ereticali medievali. Sorto nelle regioni balcaniche della Bulgaria e della Bosnia, con ascendenze e influenze bogomile e pauliciane, si diffuse soprattutto nell’Italia settentrionale e nella Francia meridionale, dove i catari vennero chiamati albigesi. Essi stessi si chiamavano “catari” (“puri”), o “buoni cristiani” o semplicemente “cristiani”. Dopo il cosiddetto sinodo di St. Félix-de-Caraman presso Tolosa (1167), accentuarono in senso dualista la loro visione del cristianesimo, allontanandosi su alcune questioni non marginali dalle posizioni ortodosse. Rifiutarono ad esempio l’Incarnazione e affermarono la natura angelica (non umana) di Gesù, peraltro indicato come Salvatore, Liberatore, unico Maestro e fondatore della “vera” chiesa, quella catara per l’appunto, in opposizione e in alternativa a quella romana, talmente mondanizzata da non poter più essere riformata e ormai incapace di comunicare la salvezza. Il movimento cataro, distrutto dalla crociata contro gli albigesi (1209-1229) e dall’Inquisizione (gli ultimi roghi furono accesi intorno al 1330), benché molto differenziato e variegato al suo interno, mise in evidenza diversi elementi tipicamente evangelici, poi in parte ripresi dai movimenti monastici ortodossi. Tra questi, la povertà apostolica, la predicazione itinerante, una vita morale irreprensibile, il ruolo attivo dei laici e un originale rito d’iniziazione chiamato consolamentum, vale a dire il battesimo dello Spirito Santo, che libera l’uomo dal potere suggestivo del male associandolo alla vita divina e che segna il passaggio dalla condizione di credentes a quella di perfecti.