egemonia

In politica estera il termine indica l’influenza politica, economica e culturale esercitata da uno stato su stati vicini o sottoposti. La teoria delle relazioni internazionali adotta la contrapposizione tra modello egemonico, caratterizzato da una costante instabilità dovuta ai tentativi di uno o più stati di imporre la propria egemonia su altri, e modello di equilibrio, nel quale i vari stati riconoscono confini e limiti per lo più sanciti da trattati ufficiali. In politica interna viene per lo più usato nel senso datogli da Gramsci, per indicare l’ascesa del proletariato in ambito non solo economico ma politico, sociale e ideologico, e la sua capacità di dirigere contadini e intellettuali nella lotta per la dittatura comunista. Caratteristica dei rapporti di potere dello stato e della società contemporanei non è più solo la forza ma anche il consenso. Gramsci auspicava in tal senso la formazione di un’egemonia del proletariato che si contrapponesse all’egemonia borghese. A suo giudizio, la lotta per l’egemonia era un fattore decisivo (di importanza pari allo sviluppo delle forze materiali) per la trasformazione socialista della società. Nell’odierna società complessa il problema dell’egemonia ha assunto articolazioni nuove e sempre più numerose, che investono sfere decisive quali la leadership politica, la rappresentanza organizzata degli interessi e le comunicazioni di massa; ma la questione centrale è sempre la capacità di sistemi ideologici di garantire la conservazione o la trasformazione delle strutture sociali.