decabristi

Nome con cui sono noti i cospiratori che tentarono di congiurare contro lo zar di Russia Nicola I il 14 dicembre 1825. Il termine deriva dal vocabolo russo “dekabr’”, che significa “dicembre”, mese della rivolta. Le cause dell’insurrezione – che si inserisce nella stagione dei moti degli anni Venti – furono la profonda arretratezza economica, l’immobilismo sociale e il dispotismo politico in cui versava la Russia del tempo. Alla vita sfarzosa della corte e della nobiltà si opponeva la miseria delle masse contadine ancora in condizione di servitù. Mancava pressoché totalmente una moderna borghesia di stampo occidentale. Il governo dello zar era autocratico, chiuso a ogni partecipazione della società civile. Le idee di rinnovamento si diffusero soprattutto all’interno di una delle strutture portanti del sistema zarista: l’esercito, che aveva conosciuto la maggior libertà politica e la più avanzata situazione socioeconomica di tanti stati europei nel corso delle guerre contro Napoleone. Gli oppositori, che si proposero di “europeizzare la Russia”, si organizzarono, come negli altri paesi europei, in società segrete. La Società del Nord, più moderata, aveva per obiettivo la monarchia costituzionale, con l’abolizione della servitù della gleba e l’estensione dei diritti civili ai contadini, nel quadro, però, della conservazione delle profonde differenze economiche e politiche tra i ceti proprietari e i nullatenenti. Si intendeva infatti negare ogni diritto politico, attraverso l’istituzione del suffragio censitario, ai milioni di contadini senza terra. La Società del Sud, più democratica, aveva un programma confuso (la “russkaja pravda” del colonnello Pavel Pestel), che prevedeva l’istituzione della repubblica democratica e la distribuzione delle terre ai contadini, accanto a progetti di russificazione totale dello stato e di deportazione degli ebrei. Le due organizzazioni operarono sotto l’unica denominazione di Unione del pubblico bene. Il moto, che fu l’unico tentativo rivoluzionario russo dell’Ottocento, scoppiò a San Pietroburgo il 14 dicembre 1825, in occasione del giuramento del nuovo zar Nicola I, succeduto ad Alessandro I, morto qualche settimana prima. Le truppe aderenti alle società segrete si ammutinarono, ma la fedeltà di gran parte dell’esercito allo zar, le divisioni tra i cospiratori e la paura, da parte dei moderati, di un’estensione della rivolta alle masse popolari provocarono il fallimento del moto. Il trionfo della repressione garantì la persistenza dell’assolutismo dispotico, lasciando irrisolti i gravi problemi della società russa.