Clemente VII

Al secolo Giulio de’ Medici (Firenze 1478, † Roma 1534). Papa dal 1523 al 1534. Figlio di Giuliano de’ Medici, fu nominato da Leone X, suo cugino, arcivescovo di Firenze e poi cardinale (1513). Diventato vicecancelliere, diede buone prove sia in campo diplomatico che economico. Alla morte di Adriano VI fu eletto papa, mentre si aggravava il conflitto tra l’imperatore Carlo V e il re di Francia Francesco I, in lotta per l’egemonia sull’Italia. Dopo aver inutilmente tentato un’opera di pacificazione, adottò una politica oscillante che si rivelò estremamente dannosa per gli interessi della chiesa e dell’Italia. Dopo un’iniziale posizione filoimperiale, si avvicinò a Francesco I fino ad aderire alla lega di Cognac (1526). Questo provocò la rottura con Carlo V che nella dieta di Spira (1526) fece ampie concessioni ai principi tedeschi luterani. Le conseguenze negative della sua politica emersero ancora più gravemente quando nel 1527 i lanzichenecchi, truppe imperiali mercenarie, invasero Roma e la sottoposero a un violentissimo saccheggio. Da molti, non solo di parte protestante, l’episodio fu visto come un segno della collera divina contro la corruzione della Roma papale. Dopo una prigionia di sette mesi in Castel Sant’Angelo e dopo un lungo esilio, Clemente poté tornare a Roma e riappacificarsi con Carlo V (1529), ottenendo la restituzione di tutti i territori dello stato pontificio e l’intervento delle truppe imperiali per restaurare la signoria dei Medici a Firenze, dove era stata proclamata la repubblica. La nuova alleanza tra chiesa e impero fu consacrata con la cerimonia con cui nel 1530 a Bologna Clemente incoronò imperatore Carlo. Fu l’ultima incoronazione imperiale fatta da un papa. Negli ultimi anni del suo pontificato Clemente dovette affrontare il contrasto con Enrico VIII di Inghilterra, che aveva chiesto il permesso di divorziare dalla prima moglie Caterina d’Aragona, zia di Carlo V. Clemente rifiutò il divorzio e questo fu considerato come una limitazione della propria sovranità da parte di Enrico che, con l’Atto di Supremazia (1534), si proclamò capo della chiesa inglese, dando inizio allo scisma tra la chiesa anglicana e Roma.