Firenze

Città italiana. Capoluogo della regione Toscana. Fondata da nuclei di etruschi provenienti dalla vicina Fiesole, divenne in seguito municipio romano e fu sede vescovile dalla prima metà del secolo IV. Se è pura leggenda la sua distruzione da parte di Totila e il passaggio in essa di Attila, certamente fu sottoposta prima all’impero bizantino, poi ai longobardi. Retta da conti di nomina imperiale e poi guidata dai suoi vescovi (per concessione di Ottone I di Sassonia), fra i secoli X e XI divenne centro di una dura contestazione contro il clero simoniaco appoggiata dai marchesi di Toscana e in particolare dalla contessa Matilde di Canossa, la cui scomparsa nel 1115 aprì la strada alla formazione del libero comune di Firenze. Città di parte guelfa, di notevole rilevanza mercantile, fu sempre in aspra lotta con le ghibelline Lucca e Pisa. Verso la fine del secolo XII acquistò un’ampia egemonia politica ed economica su molte città toscane (tra cui anche Pisa). Dopo la seconda metà del secolo XIII, la sua situazione interna divenne convulsa, seppure con momenti di relativa rappacificazione fra i partiti contendenti. Di importanza non secondaria fu l’affermazione della parte “popolare” di Giano della Bella nel 1295. Con il consolidamento del regime popolare guelfo nel 1325, ebbe inizio una nuova fase di espansione con le conquiste di Pistoia, Arezzo e Colle Val d’Elsa (1331, 1337, 1338). L’effimera signoria di Gualtieri di Brienne (1342-43) non diede alcun contributo alla rappacificazione interna. A una prima rivolta dei lavoratori della lana nel 1345 (la “fratellanza” di Ciuto Brandini), nel clima teso della guerra degli Otto santi contro il pontefice per il possesso di alcune terre in Umbria, seguì il tumulto dei Ciompi nel 1378. La reazione a questo tumulto e la sua sconfitta segnarono l’avvio di un regime oligarchico attraverso l’affermazione di un gruppo ristretto di grandi famiglie patrizie, seppure divise da aspre rivalità. Tra la fine del secolo XIV e gli inizi del Quattrocento Firenze riuscì tuttavia a espandere ulteriormente il suo dominio territoriale, occupando alcune aree appenniniche e vari altri territori toscani, tra cui Pisa, Livorno, Cortona. Nel 1434 al predominio della famiglia degli Albizzi si sostituì quello dei Medici, titolari di una ricca casa bancaria: Cosimo de’ Medici diventò di fatto signore della città, pur non dando vita a una signoria vera e propria, ma basando la sua forza su un’ampia clientela legata ai Medici da rapporti di patronato, da interessi economici o da vincoli familiari. Fu Cosimo a dare inizio a quella politica di equilibrio che – nonostante la congiura dei Pazzi (1494) – contraddistinse poi l’azione di Lorenzo il Magnifico. Dopo il sacco di Roma del 1527 i fiorentini restaurarono la repubblica. Essa tuttavia ebbe breve durata e nel 1531 Firenze tornò sotto il governo dei Medici i quali, nel 1569, ottennero dall’imperatore il titolo di granduchi di Toscana. Da allora la storia di Firenze si fonde con quella del granducato di Toscana, di cui rimase la capitale. Dopo l’unificazione nazionale, Firenze divenne per alcuni anni la capitale del nuovo regno (1865-71).